Da Senzasoste.it
Livorno, 1000 in piazza con i familiari delle vittime dello Stato in una città blindata
Bella manifestazione nel centro di Livorno isolato e blindato, senza alcun motivo, dalla questura
16_gennaio_verita_e_giustizia.jpgPer una mattina Livorno è diventata il simbolo di tutti gli omicidi di Stato dell'ultimo decennio e luogo di ritrovo per molte famiglie i cui parenti sono stati uccisi da istituzioni e uomini in divisa (il video del corteo)
Si sono ritrovate infatto a Livorno le famiglie di Carlo Giuliani, Manuel Eliantonio, Niki Gatti, Riccardo Rasman, Giulio Comuzzi, Stefano Frapporti, Renato Biagetti, Bukaj Bledar e Lorenzo Iannucci (Iaio).
Fin dalle 10 di questa mattina hanno iniziato ad affluire in piazza della Repubblica i manifestanti provenienti da molte zone d'Italia: anarchici, militanti di collettivi o associazioni che lavorano sul tema del carcere, comitati di sostegno alle famiglie dei ragazzi uccisi, studenti, centri sociali, una delegazione livornese di Rifondazione Comunista e semplici cittadini livornesi. Sono venuti da molte parti d'Italia, dal trentino (Rovereto), da Milano, da Roma, da Torino, da Pisa, da Firenze, da Viareggio, da Massa con auto, treno o pullman. Era presente anche uno striscione del Comitato dei familiari degli arrestati dell'11 ottobre a Pistoia verso cui mercoledì prossimo, 20 gennaio, inizierà il processo.
Insomma, una degna cornice per una manifestazione organizzata in primis da Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, in modo spontaneo, partendo da semplici telefonate per contattare tutte le famiglie che avessero subito un "omicidio di Stato".
Prima di partire, un giornalista di Liberazione, Checchino Antonini, ha letto una lettera di Rita Cucchi, la madre di Stefano Cucchi, per Maria Ciuffi.
Il corteo è partito verso le 12 ed in un clima surreale, militarizzato e isolato dal resto della città, ha attraversato via Grande, piazza Grande, piazza del Pamiglione, via San Giovanni fino a pizza del Municipio dove i familiari hanno fatto gli interventi finali.
16_gennaio_polizia_assetto.jpgE qui bisogna aprire una parentesi polemica perché non è possibile che una manifestazione organizzata da famiglie che chiedono Verità e Giustizia (come scritto sullo striscione di apertura tenuto dalle famiglie) venga militarizzata con decine di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, le strade chiuse e completamente liberate da auto e cassonetti e addirittura negozi a cui è stato consigliato di chiudere. Un esempio di assurdità? Un ragazzo si è tagliato un dito mentre cercava di mettere il nastro adesivo a uno striscione e la farmacia non gli voleva aprire perché aveva l'ordine di far entrare solo "soggetti raccomandabili".
Molti livornesi addirittura hanno visto portare via le proprie macchine posteggiate lungo il percorso. E allora viene spontanea una domanda: perché se questa manifestazione era così importante tanto da paralizzare un centro cittadino intero per una mattina, sulla stampa non ha avuto lo spazio dovuto? O meglio, Corriere di Livorno e Nazione hanno fatto una degna copertura dell'evento (era presente anche la Rai), mentre Il Tirreno lo ha relegato sempre alle pagine interne con articoli secondari tanto che molte persone non sapevano cosa stesse succedendo. Ma d'altra parte questa era una manifestazione che diceva cose non piacevoli verso poteri e istituzioni e quindi secondo la loro linea editoriale servile, non poteva avere più di tanto spazio. Probabilmente a far paura alle istituzioni livornesi non erano i manifestanti ma quello che dicevano e esprimevano.
A fine corteo una parte del corteo si è spostata verso l'Officina Sociale Refugio dove i familiari si sono riuniti in assemblea e i manifestanti invece hanno potuto mangiare qualcosa prima di ripartire. I familiari si sono detti molto soddisfatti della manifestazione e nel teatro del Refugio hanno espresso la volontà di andare avanti tutti insieme e di creare un coordinamento nazionale che possa aiutare e sostenere tutte le famiglie vittime di abusi o insabbiamenti da parte delle istituzioni.
Insomma, Livorno stamani ha visto nascere una volontà di collaborazione (e speriamo, un coordinamento) da parte di tutte queste famiglie per riuscire ad organizzare eventi come questo in altre città d'Italia.
Bella manifestazione nel centro di Livorno isolato e blindato, senza alcun motivo, dalla questura
16_gennaio_verita_e_giustizia.jpgPer una mattina Livorno è diventata il simbolo di tutti gli omicidi di Stato dell'ultimo decennio e luogo di ritrovo per molte famiglie i cui parenti sono stati uccisi da istituzioni e uomini in divisa (il video del corteo)
Si sono ritrovate infatto a Livorno le famiglie di Carlo Giuliani, Manuel Eliantonio, Niki Gatti, Riccardo Rasman, Giulio Comuzzi, Stefano Frapporti, Renato Biagetti, Bukaj Bledar e Lorenzo Iannucci (Iaio).
Fin dalle 10 di questa mattina hanno iniziato ad affluire in piazza della Repubblica i manifestanti provenienti da molte zone d'Italia: anarchici, militanti di collettivi o associazioni che lavorano sul tema del carcere, comitati di sostegno alle famiglie dei ragazzi uccisi, studenti, centri sociali, una delegazione livornese di Rifondazione Comunista e semplici cittadini livornesi. Sono venuti da molte parti d'Italia, dal trentino (Rovereto), da Milano, da Roma, da Torino, da Pisa, da Firenze, da Viareggio, da Massa con auto, treno o pullman. Era presente anche uno striscione del Comitato dei familiari degli arrestati dell'11 ottobre a Pistoia verso cui mercoledì prossimo, 20 gennaio, inizierà il processo.
Insomma, una degna cornice per una manifestazione organizzata in primis da Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, in modo spontaneo, partendo da semplici telefonate per contattare tutte le famiglie che avessero subito un "omicidio di Stato".
Prima di partire, un giornalista di Liberazione, Checchino Antonini, ha letto una lettera di Rita Cucchi, la madre di Stefano Cucchi, per Maria Ciuffi.
Il corteo è partito verso le 12 ed in un clima surreale, militarizzato e isolato dal resto della città, ha attraversato via Grande, piazza Grande, piazza del Pamiglione, via San Giovanni fino a pizza del Municipio dove i familiari hanno fatto gli interventi finali.
16_gennaio_polizia_assetto.jpgE qui bisogna aprire una parentesi polemica perché non è possibile che una manifestazione organizzata da famiglie che chiedono Verità e Giustizia (come scritto sullo striscione di apertura tenuto dalle famiglie) venga militarizzata con decine di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, le strade chiuse e completamente liberate da auto e cassonetti e addirittura negozi a cui è stato consigliato di chiudere. Un esempio di assurdità? Un ragazzo si è tagliato un dito mentre cercava di mettere il nastro adesivo a uno striscione e la farmacia non gli voleva aprire perché aveva l'ordine di far entrare solo "soggetti raccomandabili".
Molti livornesi addirittura hanno visto portare via le proprie macchine posteggiate lungo il percorso. E allora viene spontanea una domanda: perché se questa manifestazione era così importante tanto da paralizzare un centro cittadino intero per una mattina, sulla stampa non ha avuto lo spazio dovuto? O meglio, Corriere di Livorno e Nazione hanno fatto una degna copertura dell'evento (era presente anche la Rai), mentre Il Tirreno lo ha relegato sempre alle pagine interne con articoli secondari tanto che molte persone non sapevano cosa stesse succedendo. Ma d'altra parte questa era una manifestazione che diceva cose non piacevoli verso poteri e istituzioni e quindi secondo la loro linea editoriale servile, non poteva avere più di tanto spazio. Probabilmente a far paura alle istituzioni livornesi non erano i manifestanti ma quello che dicevano e esprimevano.
A fine corteo una parte del corteo si è spostata verso l'Officina Sociale Refugio dove i familiari si sono riuniti in assemblea e i manifestanti invece hanno potuto mangiare qualcosa prima di ripartire. I familiari si sono detti molto soddisfatti della manifestazione e nel teatro del Refugio hanno espresso la volontà di andare avanti tutti insieme e di creare un coordinamento nazionale che possa aiutare e sostenere tutte le famiglie vittime di abusi o insabbiamenti da parte delle istituzioni.
Insomma, Livorno stamani ha visto nascere una volontà di collaborazione (e speriamo, un coordinamento) da parte di tutte queste famiglie per riuscire ad organizzare eventi come questo in altre città d'Italia.
red.16 gennaio 2010
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