Da http://www.nodalmolin.it
Cinquanta NoDalMolin incatenati alle gru
Un documento con il quale spiegare le ragioni della propria azione non violenta: è quanto hanno diffuso le 50 persone entrate pochi minuti fa all’interno del cantiere per la costruzione della nuova base militare al Dal Molin. E uno slogan, “sarà lònga!”, che ricorda il “sarà dura!” dei NoTav e sottolinea la determinazione dei vicentini a continuare la propria mobilitazione.
Nel documento – allegato di seguito – si ricostruiscono la vicenda vicentina e, soprattutto, le ultime allarmanti notizie che giungono dal cantiere. Nelle promesse del commissario Costa, scrivono i NoDalMolin, quello della base Usa «doveva essere un cantiere perfetto, all’avanguardia nella tutela del territorio; e, invece, dopo pochi mesi , mostra già i devastanti segni del suo operare». Il riferimento è allo stato della falda acquifera, inspiegabilmente alto in alcune zone, agli alberi distrutti e ai reperti archeologici recentemente scoperti.
«Quest’oggi siamo entrati – spiegano i cinquanta attivisti – per incatenarci alle gru e alle macchine da lavoro. Vogliamo salute, sicurezza, storia». Nel documento i NoDalMolin si chiedono cosa sarebbe avvenuto se la Valutazione di Impatto Ambientale, impedita dal commissario Costa, fosse stata eseguita e fanno notare che tutte le ragioni che hanno motivato 4 anni di protesta stanno trovando riscontri nel cantiere.
«Oggi – concludono i NoDalMolin – il cantiere si deve fermare. Vogliamo che, prima di procedere nei lavori, venga realizzato uno studio approfondito sullo stato attuale della falda acquifera che conivolga tecnici comunali, delegati dell’autorità di bacino e personalità indipendenti».
Presidio Permanente, Vicenza, 30 gennaio 2010
Un documento con il quale spiegare le ragioni della propria azione non violenta: è quanto hanno diffuso le 50 persone entrate pochi minuti fa all’interno del cantiere per la costruzione della nuova base militare al Dal Molin. E uno slogan, “sarà lònga!”, che ricorda il “sarà dura!” dei NoTav e sottolinea la determinazione dei vicentini a continuare la propria mobilitazione.
Nel documento – allegato di seguito – si ricostruiscono la vicenda vicentina e, soprattutto, le ultime allarmanti notizie che giungono dal cantiere. Nelle promesse del commissario Costa, scrivono i NoDalMolin, quello della base Usa «doveva essere un cantiere perfetto, all’avanguardia nella tutela del territorio; e, invece, dopo pochi mesi , mostra già i devastanti segni del suo operare». Il riferimento è allo stato della falda acquifera, inspiegabilmente alto in alcune zone, agli alberi distrutti e ai reperti archeologici recentemente scoperti.
«Quest’oggi siamo entrati – spiegano i cinquanta attivisti – per incatenarci alle gru e alle macchine da lavoro. Vogliamo salute, sicurezza, storia». Nel documento i NoDalMolin si chiedono cosa sarebbe avvenuto se la Valutazione di Impatto Ambientale, impedita dal commissario Costa, fosse stata eseguita e fanno notare che tutte le ragioni che hanno motivato 4 anni di protesta stanno trovando riscontri nel cantiere.
«Oggi – concludono i NoDalMolin – il cantiere si deve fermare. Vogliamo che, prima di procedere nei lavori, venga realizzato uno studio approfondito sullo stato attuale della falda acquifera che conivolga tecnici comunali, delegati dell’autorità di bacino e personalità indipendenti».
Presidio Permanente, Vicenza, 30 gennaio 2010
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