lunedì 3 maggio 2010

Grecia: 1 maggio in piazza e scontri


Grecia: 1° maggio in piazza e scontri. Il 5 maggio nuovo sciopero generale contro il massacro sociale targato UE-FMI
di Marco Santopadre *

Primo maggio in piazza per i lavoratori greci scesi in strada a decine di migliaia, per l’ennesima volta, contro il governo e i tagli imposti da Bruxelles. Circa 50 mila persone hanno manifestato ad Atene dando vita a tre diversi cortei che si sono congiunti in Piazza Syntagma, davanti alla sede del Parlamento. Il corteo più imponente è partito in mattinata dal Politecnico dietro lo striscione bianco "La crisi la paghino le banche". In piazza, gomito a gomito con gli anarchici protenienti dal quartiere di Exarchia, mamme con carrozzine, operai, portuali, la comunità del Bangladesh ad Atene, il Partito dei lavoratori comunisti iraniani e le associazioni anti-razziste.
La partecipazione alla manifestazione è stata largamente superiore alle attese. "Non siamo mai andati in piazza in vita nostra - raccontano ad un’agenzia di stampa Omonia Mikis e Virginia Mikaloupolos, freschi sposi di 28 anni - Ora però siamo arrivati a un limite oltre cui non possiamo andare e siamo qui". Lui è insegnante di informatica a una scuola superiore e da fine marzo il suo stipendio è sceso del 15%, da 1.200 a 1.030 euro. "E non è finita - aggiunge - Se il Parlamento approverà il piano di Papandreou, da maggio prenderò 850 euro". Che fare? Virginia, assistente in uno studio di dentista è scoraggiata: "Così di sicuro non si può andare avanti. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto, ma da qualche settimana stiamo davvero pensando di provare a emigrare".

Un altro corteo, il primo ad arrivare davanti al Parlamento, era animato dai pensionati, dalle donne e dai lavoratori chiamati in piazza dal Pame, il sindacato del Partito Comunista. ''Basta, é arrivata l'ora di un grande fronte popolare'' ha detto dopo la manifestazione di oggi la segretaria del partito comunista ellenico (Kke) Aleka Papariga che, parlando con i giornalisti davanti al Parlamento, ha affermato che i miliardi dell'Ue e del Fmi ''non significano nulla per il popolo greco, che continuerà ad essere sfruttato dal capitale''. ''E' arrivata l'ora di dire basta! ha aggiunto -Non dobbiamo piu' indugiare, dobbiamo costituire un grande fronte popolare degli operai e degli agricoltori per giungere ad un radicale rovesciamento'' del ''putrefatto sistema politico greco''.

''In autunno vi sarà un'esplosione sociale'' ha detto invece Liana Kanelli, deputata del Partito comunista greco (Kke). ''Questo che vedete qui oggi é solo l'inizio'' dice Kanelli, figura carismatica del Kke e membro della commissione esteri del partito. ''Tra quattro o cinque mesi, in autunno, ci sarà un'esplosione sociale perché lavoratori e pensionati non possono sopportare una riduzione del 30% dei loro redditi in un paese già ben al di sotto della media europea''. Kanelli dice che ''il debito é l'unica ricchezza del popolo greco'' e aggiunge che il Kke non vuole rinunciare all'Europa, ma invoca ''un' Europa dei popoli e non del capitale''. Il Kke, insieme agli altri gruppi della sinistra riuniti nella coalizione Syriza, si oppone al ricorso agli aiuti dell'Europa e del Fmi. ''Possiamo farcela da soli tassando il grande capitale, riducendo le spese a cominciare da quelle militari, costringendo l'Europa a pagare per il controllo delle frontiere e facendo sacrifici'' dice Kanelli assicurando che la un numero sempre maggiore dei Greci comincia a pensarla cosi'.
Rabbia e paura sono i sentimenti predominanti tra i Greci oltre la metà dei quali sono pronti a scendere in piazza a protestare se saranno approvate i nuovi tagli che si aggiungono a quelli già imposti dai socialisti al governo nei mesi scorsi. Lo rivelano sondaggi pubblicati nelle ultime ore, secondo i quali solo il 50,6% dei cittadini riconosce che il sostegno internazionale é necessario per superare la crisi. Un'inchiesta pubblicata dal settimanale Proto Thema rivela che oltre il 51% dei cittadini é pronto a scendere in piazza il prossimo 5 maggio in occasione dello sciopero generale proclamato sia nel settore pubblico sia in quello privato, se il governo approverà, come scontato, le nuove misure che ridurranno del 30% il potere di acquisto dei lavoratori e ancor di più quello dei pensionati. Secondo un altro sondaggio pubblicato dal quotidiano socialista To Vima, il 61,8% dei Greci ha provato rabbia per l'intervento del Fmi, o paura di una grave recessione economica come conseguenza delle misure previste contro la crisi finanziaria: tagli salariali, sia nel settore pubblico che privato, tasse, congelamento dell'impiego pubblico e riforma delle pensioni. Il 70,5% è contrario ai tagli nel settore privato. La maggioranza dei Greci, secondo il sondaggio di Proto Thema, vuole che Papandreou accetti di costituire un governo di unità nazionale con gli altri partiti, tutti contrari all'intervento del Fmi, per il bene del paese.
I giornali, a proposito delle manifestazioni, parlano di piccoli gruppi di ‘anarchici’ che avrebbero ingaggiato i soliti, rituali scontri con la Polizia. Ma a guardare le immagini diffuse dai media sulla giornata di oggi e sulle manifestazioni di giovedì e venerdì si vede benissimo che a partecipare agli scontri non sono solo i giovani incappucciati e preparati, aderenti all’area anarchica, ma anche giovani e lavoratori a volto scoperto.

Oggi intorno alle 12:00, quando il grosso dei tre cortei avevano già raggiunto la destinazione finale, un gruppo di manifestanti ha lanciato un paio di potenti petardi contro il ministero delle Finanze, che sorge su un lato di piazza Syntagma, e la polizia in assetto anti-sommossa li ha caricati esplodendo candelotti lacrimogeni. Pochi minuti dopo gli anticapitalisti hanno cominciato un fitto lancio di sassi e altri oggetti contro i poliziotti e un camioncino della Tv di Stato Ert. Un altro camioncino della Ert era stato assalito e dato alle fiamme un'ora prima davanti alla sede della vecchia Università, in viale Vanizelos. A quel punto é cominciato un confronto che è proseguito per circa un ora, con un centinaio di manifestanti che, armati di grossi bastoni, hanno prima scagliato alcune bottiglie incendiarie contro i cordoni posti a difesa del Ministero, e poi li hanno addirittura caricati. Allontanati da piazza Syntagma dalle cariche dei reparti antisommossa, i manifestanti hanno continuato il lancio di sassi e petardi lungo viale Venizelos, cercando di bloccare il passo ai poliziotti mettendo di traverso cassonetti incendiati, panchine, cabine telefoniche sradicate, pannelli strappati alle fermate degli autobus. Anche i gradini della Chiesa di San Dionigi sono stati presi a martellate per ricavarne sassi da lanciare contro la Polizia.
Scontri si sono verificati in contemporanea davanti al Ministero degli Esteri, sempre nel centro della capitale ellenica. Anche qui un nutrito gruppo di manifestanti muniti di bandiere rosse ha attaccato un cordone di polizia posto a protezione del dicastero. Nel frattempo gruppi di anticapitalisti prendevano a martellate le vetrine corazzate dell'Hotel Grande Bretagne, ritenuto dai manifestanti la sede del «governo ombra dei plutocrati» perché vi alloggia la troika della Ue-Fmi e Bce con cui il Governo dovrà firmare un piano di tagli draconiani che lasciano intatti i privilegi delle classi possidenti.

Anche oggi, così come nei giorni scorsi, gli scontri si sono avuti comunque al margine e in maniera complementare rispetto alle grandi manifestazioni popolari che ormai percorrono Atene e le principali città elleniche quasi quotidianamente dall’autunno scorso: secondo alcune fonti ci sarebbero stati alcuni arrestati. Il prossimo 5 maggio tutti i sindacati hanno indetto un nuovo sciopero generale che bloccherà il paese. Ma per gli analisti è assai difficile che la piazza riesca a convincere Papandreou a fare marcia indietro. Il premier continua a ribadire che non c'è alternativa al suo piano: «È in ballo la stessa sopravvivenza della Grecia in quanto nazione, nelle trattative che Atene sta portando avanti con Ue e Fmi sugli aiuti che ha richiesto. La sopravvivenza della nazione è la nostra linea rossa».
Le condizioni imposte dal Fmi e dall’Ue per garantire gli aiuti - 120 miliardi in tre anni, 9 entro il prossimo 19 maggio per non far finire il paese in default - sono durissime. Gli aiuti, concessi a rate solo dopo che i controlli mensili sull'implementazione del piano verranno confermati da ispettori della Ue-Fmi, saranno concessi in cambio di un piano che prevede un gigantesco taglio del deficit pari al 10% nel 2010-2011 tutto a spese della classe lavoratrice. Un piano lacrime e sangue che attacca soprattutto i salari, congela le assunzioni e introduce una maggiore flessibilità contrattuale come l'abolizione dell'obbligo del ricorso all'arbitrato per i licenziamenti nel settore privato. Inoltre l'età pensionabile verrà portata a 67 anni. Si tratta di misure per 24 miliardi di euro che prevedono anche un aumento dell’IVA dal 21 al 23% (si tratta del secondo aumento quest’anno), l’abolizione di 13esime e 14esime per il pubblico impiego, la chiusura di circa 800 enti pubblici definiti inutili (con corrispondenti licenziamenti), privatizzazioni, con la vendita di aziende di Stato e immobili. Un massacro sociale che colpirà come una mannaia il già provato popolo greco. Ma che non soddisfa gli appetiti dei governi e dei poteri forti che sulla pelle dei greci stanno tentando di approfittare della crisi economica internazionale per ridisegnare i rapporti di forza a favore del capitale e delle potenze centrali dell’Unione Europea. Oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel, nel corso di un'intervista al settimanale Bild am Sonntag, è tornata ad avvertire i partner dell’UE che da ora in poi chi non rispetta le regole di bilancio perderà il diritto di voto nell'area euro, in nome di una maggiore stabilità della moneta unica. «Alla fine, in futuro dovrà essere possibile togliere il diritto di voto, almeno temporaneamente, a quei Paesi che non rispetteranno i loro impegni - ha detto la Merkel in una esplicita nuova minaccia nei confronti di Atene ma anche degli altri paesi sui quali potrebbe abbattersi l’ascia del risanamento: Spagna, Portogallo, Irlanda… e Italia.

* Direttore Radio Citta' Aperta

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