venerdì 30 ottobre 2009

[Catania] Sgombero al CPO Experia: repressione e resistenza

La mattina di oggi polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno sgomberato il CPO Experia di Catania. Le forze della repressione hanno caricato subito il presidio dei compagni dell'Experia. Decine di compagni sono contusi a seguito delle manganellate.
Ancora una volta, il regime scaglia la sua violenza contro gli spazi di dissenso e di autorganizzazione popolare. Il regime non tollera che lavoratori, precari, disoccupati e giovani autorganizzano spazi di aggregazione autonomi dalle logiche della speculazione. Nonostante la repressione il presidio e la lotta dell'Experia continuano. Forza compagni, solidarietà!!!
Nel video, da youtube, il presidio dei compagni dell'experia e le manganellate della polizia

Da CPO Experia
DIFENDIAMO TUTTI IL CENTRO POPOLARE EXPERIA. SUBITO!

Questa mattina alle ore 5.30 polizia, guardia di finanza e carabinieri in tenuta anti-sommosa hanno sgomberato il Centro Popolare Experia di Catania.
Centinaia tra militanti, occupanti, sostenitori e abitanti del quartiere per tutta la notte hanno effettuato un presidio contro lo sgombero attendendo la notifica dell’ingiunzione di sgombero emessa dal Tribunale di Catania dal dottor Serpotta e preceduta da una campagna denigratoria a mezzo stampa da parte di AN (Pogliese, Bellavia, Messina). Ancora adesso non ci è dato sapere le motivazioni di tale procedimento ed è stato impedito agli avvocati di assistere al sopraluogo della struttura.
Centinaia di sostenitori sono stati caricati dalla polizia immediatamente e sono decine i contusi medicati dal 118 chiamata dagli stessi militanti.

Questo è uno sgombero politico che ha l’obiettivo di far tacere e cancellare un’esperienza sociale e politica che lotta da 17 anni e che ha ridato al quartiere popolare come l’Antico Corso uno spazio di aggregazione che per decenni era abbandonato. Doposcuola popolare, una palestra popolare, la ciclofficina etnea, il laboratorio di giocoleria e decine di altre attività di aggregazione sociale cancellati a colpi di manganelli.

A quanto pare lo sgombero è stato richiesto dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania nella persona di Gesualdo Campo lo stesso che nel 1999 avvallò i lavori da parte della Facoltà di Giurisprudenza nell’area della Purità (nella parte esterna del Centro Popolare) ben sapendo che l’area conteneva reperti archeologici importantissimi per la storia della nostra città.
Solo una lunga lotta del Centro Popolare e del Comitato Antico Corso sono riusciti a bloccare questi lavori speculativi rilanciando proposte concrete per l’utilizzo dell’area: riapertura di via bambino, la realizzazione di una bambinopoli nello spazio esterno del Centro Popolare espropriato da Giurisprudenza, la creazione di un Parco Archeologico per valorizzare i ritrovamenti.
Forse lo sgombero di questa mattina è anche una ritorsione del dottor Campo?
Visto che questa mattina assisteva compiaciuto alle cariche e allo sgombero del Centro Popolare Experia?

Supposizioni visto che nessuno si è assunto la responsabilità politica di comunicarci le reali motivazioni.
L’unica risposta che abbiamo ricevuto è stata la violenza della polizia.Le nostre proposte pratiche si scontrano con quello che l’Amministrazione Comunale a Catania ha espresso in questi ultimi 12 anni: degrado economico e conseguente ricaduta sul sociale.

Questa è una città in emergenza e in pieno dissesto finanziario, questa è una città in ginocchio e, nonostante ciò, quello di cui si preoccupa la politica è di chiudere, far tacere ogni pratica di autorganizzazione dal basso che risponde allo stato di crisi generale con le sue proposte, le sue attività e anche il suo dissenso a questa chiara volontà politica dell’amministrazione di desertificare il territorio della città.

Ma non è questa la Catania che vogliamo!
Quello che la nostra occupazione ha espresso è ben altro che torpore, mercificazione e degrado!

Presidio permanente davanti al Centro Popolare e assemblea pubblica alle ore 14.00. Il concerto antirazzista previsto per questa si terrà ugualmente nelle scalinate di via bambino adiacente l’ingresso del Centro Popolare.

QUI SIAMO E QUI RESTIAMO!

Centro Popolare Occupato Experia
via plebiscito 782 – Catania
www.senzapadroni.org

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Chi ha ucciso Stefano Cucchi?

Da Osservatoriorepressione.org

Dopo Federico Aldrovandi (ucciso durante un fermo di Polizia a Ferrara, il 25 settembre 2005), Gabriele Sandri (ammazzato l'11 novembre 2007 ad un autogrill da un poliziotto), Aldo Bianzino ("trovato" morto la mattina del 14 ottobre del 2008 nel carcere di Capanne) e Stefano Frapporti (morto il 29 luglio di quest'anno nel carcere Rovereto), un'altra "anomala" morte in carcere.

Scrive Luigi Manconi (dal sito innocenti.evasioni.net, da cui traiamo anche le foto, pubblicate su autorizzazione della famiglia):
"È inconfutabile che Stefano Cucchi – come testimoniato dai genitori – è stato fermato dai carabinieri quando il suo stato di salute era assolutamente normale ma già dopo quattordici ore e mezza il medico dell’ambulatorio del palazzo di Giustizia e successivamente quello del carcere di Regina Coeli riscontravano lesioni ed ecchimosi nella regione palpebrale bilaterale; e, la visita presso il Fatebenefratelli di quello stesso tardo pomeriggio evidenziava la rottura di alcune vertebre indicando una prognosi di 25 giorni. È inconfutabile che, una volta giunto nel reparto detentivo dell’ospedale Pertini, Stefano Cucchi non abbia ricevuto assistenza e cure adeguate e tantomeno quella sollecitudine che avrebbe imposto – anche solo sotto il profilo deontologico – di avvertire i familiari e di tenerli al corrente dello stato di salute del giovane: al punto che non è stato nemmeno possibile per i parenti incontrare i sanitari o ricevere informazioni da loro. È inconfutabile che l’esame autoptico abbia rivelato la presenza di sangue nello stomaco e nell’uretra. È inconfutabile, infine, che un cittadino, fermato per un reato di entità non grave, entrato con le proprie gambe in una caserma dei carabinieri e passato attraverso quattro diverse strutture statuali (la camera di sicurezza, il tribunale, il carcere, il reparto detentivo di un ospedale) ne sia uscito cadavere, senza che una sola delle moltissime circostanze oscure o controverse di questo percorso che lo ha portato alla morte sia stata ancora chiarita".
Chi era Stefano ? da: innocenti.evasioni.net dalle parole di mamma e papà:
Era un ragazzo come tanti, pieno di vita, di aspirazioni, di progetti, amico di tutti, cordiale, allegro, esuberante, apparentemente spavaldo, sempre con la battuta pronta; era influenzabile sì, ma perché molto sensibile e fondamentalmente altruista. Aveva studiato e conseguito il diploma di geometra; aveva effettuato il prescritto tirocinio e collaborava con lo studio di famiglia; sognava di iscriversi al Collegio dei Geometri e perciò aveva iniziato un proprio percorso professionale, del quale era entusiasta e in cui riponeva enormi speranze e aspettative.
Come tanta gioventù era incappato nel problema della droga, ma era entrato spontaneamente in comunità e ne era uscito dopo tre anni con successo, conscio comunque dei pericoli sempre incombenti per chi ha subito una simile esperienza. Aveva trovato giovamento nell’attività sportiva della corsa e in palestra.
Cosa chiedono la mamma e il papà? Dopo i fatti accaduti la famiglia ritiene di pretendere legittimamente dallo Stato di rendergli conto sulla scomparsa di Stefano.
1- Vogliamo sapere perché alla sua richiesta precisa non è stato chiamato dai militari, la sera dell’arresto, il suo avvocato di fiducia;
2- Vogliamo sapere dalle forze dell’ordine come è stato possibile che abbia subito delle percosse bestiali e le lesioni;
3- Vogliamo sapere chi gliele ha prodotte e quando;4- Vogliamo sapere dalle strutture carcerarie perché non ci è stato consentito il colloquio con i medici;
5- Vogliamo sapere dalle strutture sanitarie, perché non gli sono state effettuate le cure mediche necessarie;
6- Vogliamo sapere dalle strutture sanitarie, perché sia stata consentita in sei giorni di ricobero una tale debilitazione fisica;
7- Vogliamo sapere perché è stato lasciato in solitudine senza conforto morale e religioso;
8- Vogliamo sapere infine la natura e le circostanze precise della sua morte;
9- Vogliamo sapere altresì se ci sono motivi validi di tale accanimento su una giovane vita.
Immaginiamo che una famiglia distrutta dal dolore per la morte atroce del proprio figlio di 31 anni abbia il diritto di URLARE CON TUTTE LE SUE FORZE per chiederne conto!

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giovedì 29 ottobre 2009

Appello: Libertà per i compagn* di Magliana ancora agli arresti domiciliari!!!

Di seguito l'appello per la liberazione dei compagni di Magliana lanciato dal Comitato di Occupazione Magliana e video sugli arresti del 14 settembre; Per aderire all'appello mandiamo mail all'indirizzo occupa@inventati.org. Possono aderire come singoli o organizzazzioni/collettivi.

Piena solidarietà dalla redazione di Rosso Controinformazione
Da http://occupa.noblogs.org/
LIBERTA' TOTALE PER LA COMPAGNA E I COMPAGNI DI MAGLIANA ANCORA AGLI ARRESTI DOMICILIARI!!!
Il 14 settembre scorso nel quartiere Magliana, a Roma, si è consumato il tentativo di sgomberare l’occupazione a scopo abitativo dell’ex-scuola Otto Marzo. Nonostante il consistente spiegamento delle forze dell’ordine (circa 200 carabinieri guidati dal comandante provinciale dell’Arma) l’operazione non è riuscita. A fermarla è bastata la resistenza pacifica ma determinata delle 40 famiglie che abitano nell’ex edificio scolastico. Constatato l’insuccesso, i carabinieri hanno tratto in arresto alcuni occupanti: 5 lavoratori precari che non potendosi permettere un affitto a prezzi “romani” hanno avuto il merito di non rassegnarsi a sopravvivere ma di lottare insieme ad altri, spinti dalla necessità materiale di avere una casa e dal desiderio di un diverso abitare. È così che in 2 anni di occupazione gli arrestati insieme ad altri nuclei familiari hanno recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado restituendolo all’intero quartiere: oggi l’ampio giardino della ex- scuola è uno dei pochi spazi verdi di Magliana, mentre le sue mura ospitano una scuola di teatro e una palestra popolare tirata su con le fatiche degli occupanti. Un auto-recupero che evidentemente nella capitale fa paura a molti: Roma vive, in effetti, da anni una condizione di emergenza abitativa, nonostante gli appartamenti sfitti sfiorino le 200.000 unità. Una città paradossale: la popolazione non cresce da circa vent’anni ma si continua a costruire senza sosta, mentre il bisogno di casa ha fatto sorgere diverse occupazioni, a scopo abitativo, di stabili pubblici abbandonati.

Dopo la sentenza del riesame, che ha avuto luogo il 29 settembre scorso, 3 dei 5 arrestati sono ora agli domiciliari, uno di loro invece ha l’obbligo di firma quotidiana presso il commissariato di P.S., mentre il quinto è stato liberato dopo 10 giorni di detenzione. Per un sesto occupante, che si trova all’estero per motivi di lavoro, pende una richiesta di arresto presso il proprio domicilio.

Le accuse a loro carico sono state formulate da un unico testimone: un ex-occupante allontanato dallo stabile perché violento e sessista, che oggi li accusa di estorsione, violenza privata, nonché di furto di rame e di corrente elettrica. In particolare quest’uomo, sostiene che i sei avrebbero preteso in cambio della permanenza nello stabile un “pizzo” di 150 euro mensili per ogni singolo abitante (compresi i minori). Non è stato ancora possibile per gli avvocati della difesa ascoltare quest’individuo, né far testimoniare gli altri abitanti della “8 Marzo” che scagionerebbero gli accusati. Così prima che il riesame deliberasse la scarcerazione, il Gip ha confermato gli arresti a scopo cautelare benché non esistesse alcun pericolo di fuga e nonostante l’impianto accusatorio sia a dir poco fantasioso: com’è possibile, per esempio, che famiglie numerose come alcune di quelle della “8 marzo” possano pagare una cifra che complessivamente supererebbe quella di un affitto? Com’è possibile non tener conto dell’incompatibilità dell’accusa di estorsione con lo stile di vita e i movimenti di denaro, ampiamente documentati dalla difesa, di 6 precari squattrinati?

Per quanto riguarda poi il presunto furto di rame, l’accusa sostiene che gli arrestati avrebbero sventrato l’intero palazzo per ricavarne il prezioso materiale dall’impianto elettrico il quale però oggi risulta perfettamente funzionante; ma, nel caso fosse reale tale assurda imputazione, come sarebbe possibile accusarli anche di furto di elettricità? Delle due l’una.

Per quanto riguarda il furto di elettricità bisogna inoltre ricordare che gli occupanti hanno fatto, più volte, richiesta di regolare allaccio per poter pagare la corrente di cui usufruiscono. Tale regolarizzazione non gli è stata però mai accordata.

A rimarcare l’infondatezza delle accuse si aggiungono le numerose attestazioni di solidarietà che i 6 hanno ricevuto da tutti i movimenti di lotta per la casa, dai movimenti studenteschi e universitari, da numerosi centri sociali e associazioni socio-culturali della città che hanno organizzato varie iniziative politiche in loro sostegno.

Per quanto concerne le vicende personali dei 6 occupanti accusati è necessario evidenziare che uno di loro è in gravi condizioni di salute e attende da tempo un intervento molto delicato. Nel corso dei 16 giorni di detenzione gli è stata nei fatti negata la possibilità di una visita specialistica da parte di un chirurgo oncologo.

Siamo sgomenti di fronte a una tale sospensione dei diritti civili nel nostro paese e chiediamo pertanto la fine di qualsiasi restrizione alla libertà di tutti loro. Allo stesso tempo però, al di là delle decisioni del Gip e del tribunale del riesame, non possiamo dirci sorpresi dall’intera vicenda.

Con questo appello vogliamo, difatti, portare all’attenzione generale eventi che altrimenti rimarrebbero rubricati nella cronaca locale, per riannodarli in un discorso politico più ampio che riguarda tanto il disastro urbanistico della città di Roma quanto le ingiustizie sociali che si consumano nel paese in cui viviamo.

La campagna d’autunno di Alemanno è cominciata, per chi non se ne fosse accorto, il primo settembre scorso con lo sgombero dell'ex ospedale Regina Elena. L’edificio di proprietà dell’università (anch’esso abbandonato al degrado da diversi anni) in cui dal 2007 avevano trovato una sistemazione circa 300 nuclei familiari. Ciò che è accaduto il 14 settembre, primo giorno di scuola, a Magliana non è che la prosecuzione di tale campagna. Per i circa 30 bambini che vivono nella Otto Marzo l’anno scolastico è così iniziato sul tetto dello stabile che li ospita insieme alle loro famiglie. Tema dell’insolita lezione, il diritto all’abitare. Il metodo d’insegnamento seguito, invece, è lo stesso degli operai della Insse. All’alba, bambini e genitori sono stati infatti costretti a rifugiarsi sul tetto dell’edificio in cui vivono per difendersi dall’operazione di sgombero.

Nelle ore successive al blitz, il sindaco Gianni Alemanno ha fatto riferimento, commentando l’operazione, all’esistenza di un “vero e proprio racket delle occupazioni”, del quale sarebbero vittime “persone costrette a pagare un affitto e a partecipare a manifestazioni” e altre addirittura “aggredite e malmenate perché non pagavano questi veri e propri pizzi”. Una tesi, quella sottoscritta dal primo cittadino capitolino, che fa eco a quanto più volte sostenuto dal presidente della Commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori. Il quale, del resto, nei giorni scorsi aveva avuto modo di lanciare i suoi strali contro il blog del comitato d’occupazione della “Otto Marzo”, definendolo “un canale d’informazione deviato”.

In effetti, la libertà d’informazione sembra essere l’altro nodo della questione esplosa a Magliana. “Ma nun c’avete ‘na famija pure voi?”, gridava un occupante a un carabiniere prima che salisse la tensione. “Io sono come un muratore”, rispondeva l’altro “se il costruttore mi dice che devo fare una casa a forma di piramide, io la faccio”. Mai paragone fu più calzante: sono difatti Il Messaggero e Il Tempo, quotidiani dei costruttori Caltagirone e Bonifaci, ad aver dato risonanza negli ultimi giorni alla campagna dei “si dice” e dei “pare che” contro l’occupazione. Senza che i giornalisti di queste testate siano mai venuti a fare un’inchiesta nell’occupazione di questo quartiere già preda decenni addietro del famigerato sacco di Roma. Gli unici giornalisti main stream a essere venuti nell’ex scuola a fare domande e riprese erano stati quelli di Report, (Il Male Comune, puntata del 31 maggio 2009). Milena Gabanelli aveva spiegato cosa significasse l’auto-recupero della “Otto Marzo” per le famiglie di Magliana, inserendo quest’occupazione nella più generale situazione abitativa e urbanistica romana (questa sì, veramente preoccupante).

Quest’autunno la trasmissione di Rai Tre sembra abbia avuto non pochi problemi a ripartire. Proprio per il giorno degli arresti il comitato d’occupazione aveva indetto una conferenza stampa per prendersi il diritto di replica alla campagna diffamatoria del Messaggero e del Tempo. Qualche muratore ha però costruito una piramide di troppo che ha costretto gli occupanti a ridiscutere la loro agenda.

La vicenda di Magliana e gli arresti dei 6 precari, spingono dunque a una riflessione più ampia sul concetto di libertà di stampa.

Chi oggi ritiene che la profonda crisi democratica che pervade il paese riguardi esclusivamente la programmazione dei palinsesti Rai è destinato a rimanere minoritario. Continuerà, cioè, a restare ostaggio di un populismo che ha gioco facile nell’alimentare l’idea che esista un’élite intellettuale e politica ossessionata a tal punto dalla persona del premier da arrivare a preoccuparsi di quanto accade sotto le sue lenzuola. Le preoccupazioni, destate da quello che si presenta come l’esito più recente di una crisi democratica dalle profonde radici storiche, niente hanno a che vedere con la ripugnanza estetica suscitata dal cattivo gusto di Berlusconi. Se questo è vero, va in egual modo evidenziato che l’inquietudine avvertita da molti non può limitarsi al feroce attacco subito in questi giorni da alcuni quotidiani nazionali, quali La Repubblica e L’Unità. Lo stretto controllo che il potere esercita sulla propria rappresentazione è in effetti fortemente connesso a ciò che si iscrive sulla pelle e nel quotidiano delle persone. Appare evidente, in tal senso, che vi è da tempo un tentativo di far sembrare naturali e ineluttabili processi economico -sociali che invece appartengono alla dimensione dell’agire politico. L’intento è cioè quello di ridurre questioni collettive come il disagio abitativo, la precarietà e la riduzione del potere d’acquisto degli stipendi, a problemi che riguardano il singolo e il suo personale fallimento sociale. Implicazione non trascurabile di questo discorso, ormai egemone, è che coloro che tentano di organizzare nei territori lotte su tali temi sono non solo generici “farabutti”, ma addirittura criminali che attentano all’ordine e alla sicurezza pubblica.

Invitiamo perciò a sottoscrivere questo appello tramite il quale si chiede che i 5 occupanti vengano immediatamente liberati poiché i fatti contestati non sussistono, che le accuse, assurde ed infamanti, vengano ritirate e pubblicamente smentite e, in ultimo, che si faccia piena chiarezza su quella che è una lotta per il diritto all'abitare che non può, e non deve, essere ricostruita come una questione di malavita.

Per aderire a questo appello mandate una e mail con nome, cognome e professione, all’indirizzo: occupa@inventati.org

Comitato di Occupazione Magliana

CSOA Macchia Rossa

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mercoledì 28 ottobre 2009

[Roma 28-10] I lavoratori dell'Eutelia dichiarano l'assemblea permanente contro i licenziamenti

Da Contropiano

Questa mattina una folta delegazione di lavoratrici e lavoratori della società Agile/Eutelia della sede di Roma ha interrotto ogni attività lavorativa e iniziato un presidio all’interno dell’azienda. L’iniziativa si è resa necessaria a causa della drammatica situazione in cui versano gli oltre 2000 dipendenti e rispettive famiglie per via di una scellerata gestione aziendale che li sta privando di ogni prospettiva futura e di ogni forma di retribuzione da diversi mesi.
Il 15 giugno il gruppo Omega, grazie ad una falsa cessione di ramo d’azienda fatta dalla società Eutelia per ripulire i propri bilanci fraudolenti e fallimentari, ha acquisito la nostra azienda prospettando per tutti i lavoratori grandi orizzonti lavorativi e di sviluppo. Oggi dopo soli 4 mesi il gruppo Omega apre una procedura di licenziamento collettivo per 1200 dipendenti su 1880 (solo nella sede di Roma 284 su 439) gettando nella disperazione più assoluta centinaia di famiglie.
"Non siamo in presenza di errori imprenditoriali. Nei fatti mai nessun vero progetto di sviluppo è stato realmente non solo affrontato, ma addirittura semplicemente concepito!" affermano in un comunicato le lavoratrici e i lavoratori dell'Eutelia.
Una azienda di servizi informatici che chiude i propri magazzini di rifornimento, che non conquista nuovi clienti e nuovi contratti, che perde giorno dopo giorno le commesse che aveva ereditato da Eutelia ed ancor prima da Getronics (Olivetti) e da Bull, è una aziende che ha un solo scopo: mandare a casa i lavoratori e speculare sui proventi.
E’ per questo che abbiamo deciso, con molta rabbia ma altrettanta determinazione, di interrompere le attività lavorative e di presidiare in forma permanente e dall’interno, i locali dell’azienda. Non intendiamo lasciare i locali dell’azienda sino a che la nostra vertenza non trovi un degno interlocutore istituzionale che reputiamo possa essere solo la Presidenza del Consiglio dei Ministri nella persona del Sottosegretario Gianni Letta che già in passato è intervenuto su importanti vertenze come quella dell’Alitalia. I lavoratori di Eutelia/Agile, hanno la stessa dignità dei lavoratori di Alitalia! Chiediamo inoltre il ritiro della procedura di licenziamento per poter affrontare un vero progetto industriale diverso da quello della disoccupazione!

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lunedì 26 ottobre 2009

[Roma 26-10] Reintegrato Dante De Angelis

Da Indymedia Toscana

Annullato il licenziamento del ferroviere.
A carico delle Ferrovie le retribuzioni perse e le spese di giudizio Dante De Angelis ha vinto contro le Ferrovie.
Il Giudice del lavoro di Roma ha infatti annullato il licenziamento, risalente all'estate 2008, ordinato l'immediato reintegro e il risarcimento delle retribuzioni perse.
Il macchinista veliterno fu licenziato perché accusato di mentire sulle cause dello "spezzamento" di un treno avvenuto a Milano nel luglio 2008.
Secondo De Angelis l'incidente era un problema di sicurezza e controlli.
Restano a carico delle Ferrovie le spese del giudizio. Tra due mesi le motivazioni della sentenza.

«È finito un incubo – ha commentato Dante De Angelis -.
Dopo più un anno d’attesa finalmente mi sento sollevato». Dante De Angelis era in servizio come macchinista del deposito locomotive di Roma-San Lorenzo quando il 14 luglio 2008 a Milano un Etr senza passeggeri si «spezzò» mentre veniva trasferito dall’officina della Martesana alla stazione centrale.
Per il macchinista lo «spezzamento» era stato un incidente potenzialmente molto pericoloso in quanto era anche un campanello d’allarme che poneva all’attenzione la questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr.
Queste dichiarazioni erano state giudicate gravi dai vertici delle Fs che decisero per il licenziamento del loro dipendente.
De Angelis ha vinto sotto tutti i fronti: licenziamento annullato, immediato ordine di reintegrazione e risarcimento di tutte le retribuzioni perdute.
Il macchinista è stato accolto da un centinaio di suoi compagni, in attesa della decisione del giudice davanti agli uffici di viale Giulio Cesare a Roma, che lo hanno accolto con scroscianti applausi.
«Tornerò a guidare un treno – commenta con voce pacata De Angelis -. La mia resistenza, quella della mia famiglia e dei miei colleghi è stata messa a dura prova. Resto convinto di aver fatto il mio dovere nell’interesse della sicurezza di tutti, ferrovieri, pendolari e tutti i cittadini».
«È una sentenza molto importante – hanno commentato i legali di De Angelis – perché restaura il diritto di espressione e critica da parte dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e respinge la pretesa dell’azienda che voleva limitare questa libertà con l’idea che un eventuale, e in questo caso non esistente, errore nell’esercizio di un importante incarico possa comparare il licenziamento». Soddisfatto anche il sindacato dell’Orsa: «Non si può essere licenziati quando si denuncia insicurezza, ancor meno quando le denunce sono fondate» ha dichiarato la sigla sindacale.

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[Torino 24-10]Gli antifascisti scacciano lega e casapound da Piazza Castello

Importante giornata di lotta antifascista e antirazzista a Torino.

Da Infoaut
Torino: "Lega Nord Casa Pound, tutti a terra al primo round!
Giornata importante quella vissuta oggi per le strade di Torino. La determinazione di 300 compagn* antirazzist* e antifascist* ha alterato un sabato pomeriggio di shopping e consumo. Non poteva essere però tollerata la prima uscita pubblica e annunciata di Casa Pound, organizzazione dell'estrema destra composta di autonominatisi "fascisti del terzo millenio".

Oggi niente banchetto per gli affiliati di Iannone & c. solo l'assaggio della determinazione di centinaia di antifascisti e antirazzisti. E lo stesso dicasi per la Lega Nord cittadina. Il partito della xenofobia e del delirio securitario aveva allestito un gazebo per chiedere la chiusura della micro-clinica Fathi da poco allestita al centro sociale Gabrio.
Un ambulatorio medico popolare reo per i padani di fornire assistenza medica gratuita a migranti clandestinizzati dalle loro leggi infami.

Niente volantino per Casa Pound, niente gazebo per la Lega Nord, che va miracolosamente in frantumi grazie all'iniziativa di divers* compagn*. Da segnalare in tutto questa la presenza di attrezzature pesanti (bastoni e catene) sia tra i leghisti che tra i neofascisti tranquillamente circondati da Polizia e Digos che (a loro) permette di armarsi.

A fine pomeriggio un corteo festante di quasi 500 persone attraversava via Po tra cori, interventi e un canto gloliardico che ben riassumeva la giornata: "Lega Nord, Casa Pound, tutti a terra al primo round!"

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Cronaca della giornata

Ore 16:00. Una mobilitazione antifascista volante, messa in piede in nemmeno 24 ore in seguito alla provocazione annunciata dai fascisti di CasaPound di tenere un banchetto nel centro torinese. Circa 200 antifascist* si sono quindi dati appuntamento in piazza Castello intorno alle 14, da dove si sono mossi in direzione di piazza San Carlo, dove avrebbe dovuto tenersi l'iniziativa fascista.

Camionette e poliziotti a difesa di una decina di fascisti di CasaPound, nascosti dietro lo schieramento poliziesco ma individuati dai compagni e dalle compagne. Il presidio antifascista ha quindi deciso di muoversi repentinamente, facendo il giro dell'isolato e sorprendendo alle spalle i fascisti. C'è stato un momento di scontro degli antifascisti contro il fascisti di CasaPound, intermezzato dalle cariche della polizia. Per una ventina di minuti gli antifascisti sono stati divisi in 2 tronconi, tensione palpabile e qualche manganellata, si sono poi riusciti a ricomporre nuovamente in piazza San Carlo.

La volante mobilitazione antifascista è riuscita nel suo intento, di impedire il banchetto di CasaPound, di sottrarre fisicamente e culturalmente ogni spazio di agibilità politica. Presenza inaccettabile che si è cacciata via, nonostante la compromettente ed evidente congiunzione tra fascisti e polizia, con i primi a fedele loro protezione ed i secondi "legittimati" a stare in piazza con mazze catene e cinghie.

In queste stesse ore, un corteo antifascista sta attraversando le strade di Pistoia per pretendere la liberazione di 3 compagn*, ingiustamente accusati di aver devastato una sede di CasaPound. L'appuntamento antifascista di Torino ha voluto quindi essere anche un ponte con quel che si sta dando a Pistoia.

Aggiornamento ore 16:30.
Prosegue la mobilitazione antifascista e antirazzista nella piazza torinese. Il presidio di compagni e compagne, incassato il risultato della fuga dei fascisti di CasaPound, ha infatti deciso di muoversi e ritornare in direzione di piazza Castello. Strada sulla quale si è incontrata la presenza di un banchetto della Lega Nord, prontamente ribaltato in segno di assoluto disgusto del carattere razzista e xenofobo del partito di governo. Inoltre, la presenza delle camice verdi della Lega era anche suggellata dalla richiesta di sgombero della micro-clinica Fatih al csoa Gabrio...

Tutto ciò ha ovviamente rifatto salire la tensione, la polizia è tornata a caricare il presidio antifascista e antirazzista, un fronteggiamento che ha rifatto partire le manganellate della celere. Ma dinnanzi a ciò, nel salotto della città, si sono levate non poche voci di dispezzo nei confronti della Lega Nord e di biasimo per le forze dell'ordine da parte delle tante persone presenti per le strade del sabato pomeriggio.


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[24-10] manifestazione antifascista a Pistoia - manifestazione per il diritto alla casa a Firenze

Da Dada-tv.org
Qui sotto i video delle manifestazioni del 24 ottobre quella di Pistoia dove un grande corteo antifascista ha chiesto la liberazione dei tre antifascisti e ha ribadito il valore dell’antifascismo militante e il no alla repressione; quella di Firenze dove tanti migranti e non solo sono scesi in piazza per rivendicare il diritto alla casa.

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sabato 24 ottobre 2009

[Amantea(CS) 24/10/09] Oltre 15.000 in piazza contro i veleni

Video con immagini del corteo contro i veleni; 15.000 voci per gridare: la calabria non è una discarica!


Da Infoaut.org
Amantea, oltre 15mila persone al corteo nazionale "contro i veleni"
"Basta veleni. Da Amantea una sola voce: riprendiamoci la vita, vogliamo una Calabria pulita", questo lo striscione che è andato ad aprire la partecipata manifestazione nazionale contro i veleni ad Amantea, in provincia di Cosenza. Oltre 15mila le persone che hanno partecipato al corteo, grande l'adesione registrata soprattutto dai diversi territori calabresi, così come importante è stata la partecipazione dei cittadini delle città del cosentino. Si è partiti intorno alle 10:30 dal piazzale degli Eroi, per andare a terminare nel centro di Amantea dopo aver attraversato tutto il lungomare.

Un appuntamento raccolto soprattutto da migliaia e migliaia di abitanti calabresi, da tutta la regione sono arrivati pullman e treni. Partecipazione popolare che è stata il tratto caratterizzante, composizione sociale larga del corteo. Hanno al contempo ovviamente partecipato anche tutta una galassia di organizzazioni, da sindacati alle associazioni ambientaliste, ma il valore aggiunto della scadenza è andato ad assumerlo il protagonismo della gente che ha voluto esserci per dire "basta veleni". Molti gli striscioni autoprodotti con cui si esige l'intervento del governo per rimuovere le "navi dei veleni" presenti nei fondali calabresi e le scorie radioattive che sarebbero interrate ad Aiello Calabro e a Crotone.

Evidente nel corteo la rabbia contro la situazione nella quale la Calabria è immersa da tempo come risultato di politiche criminali e cieche, una crisi ambientale e sociale pesantissima, non acriticamente presentabile come prodotto della mala dell'ndrangheta, ma innanzitutto con la realtà (ovviamente non solo calabrese) di malgoverno di una classe politica e imprenditoriale stantia e parassitaria che ha spesso la stessa faccia delle organizzazioni mafiose che si vorrebbero, all'occorrenza, vendere come ridicolo paravento. Ragioni per le quali partiti e affini sono stati relegati al fondo del corteo, così come si è stato impedito loro di prender parola dal palco di fine corteo, coraggiosa e necessaria scelta degli organizzatori. Annunciate le presenze di molti leader della decadente Sinistra, chi si è presentato è stato sonoramente contestato dalla gente, così è andata a Franceschini e Di Pietro. E' stato impedito l'intervento di Oliviero, presidente della provincia di Cosenza.

Quindi, dopo la manifestazione di Crotone della scorsa settimana, anche questo importante appuntamento di piazza è andato a riprendere parola sull'annosa e velenosa questione dei rifiuti insabbiati, contestando innanzitutto il governo del territorio, l'immobilismo della politica nazionale, esigendo come prima cosa la bonifica del territorio come necessario passaggio da compiere dinnanzi ad una realtà inaccettabile.

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[Roma 23-10-09] Manifestazione Sciopero Generale Video Corteo

150.000 in piazza tra operai, studenti, precari, lavoratori dei servizi... Partecipata la manifestazione nazionale di Roma organizzata dalle realtà sindacali di base. Unire le lotte per non pagare la crisi, la parola d'ordine dello sciopero e della mobilitazione. Nel video, immagini dal corteo del 23 Ottobre.

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giovedì 22 ottobre 2009

Modena: Razzismo alla Fiat New Holland

Da SlaiCobas

DITTATURA E RAZZISMO ALLA NEW HOLLAND
Che gli operai non vivono una condizione di uomini liberi, ma siano degli schiavi sfruttati oppressi degli schiavi moderni, questa è una verità assodata. Un dato di fatto che la stessa realtà di vita della fabbrica ci sbatte in faccia brutalmente, attraverso l'applicazione dell'unica legge che lì conta e domina, quella del padrone.
Tutto il resto la democrazia, l'uguaglianza, la libertà di pensiero, di parola di espressione, i diritti, sono solo tanta aria fritta. Nella storia degli operai ci sono stati tanti periodi bui e terribili riguardo la nostra condizione di vita e lavorativa, la nostra capacità di antagonismo, ma questo momento storico risulta essere il più tragico e drammatico, per la presente situazione di totale sbando, di arretramento culturale in cui gli stessi operai oggi sono precipitati. La fabbrica mostra quotidianamente il metro di misura di un fondo che pare senza fine, a una situazione e condizione degli operai che li rende inermi ed esposti alla totale mercé del padrone.

Riportiamo alcuni episodi avvenuti alla New Holland di Modena:

1. Abbiamo il capo squadra della linea APH (1570) Imparato che minaccia e ricatta gli operai con frasi del tipo: "se vuoi il giorno di ferie che mi hai chiesto oggi devi farmi più pezzi di quello che comporta la cartella di produzione? e viene di prassi coperto dall?azienda malgrado le proteste delle RSU.
2. Abbiamo il capo squadra del reparto macchine utensili (1012) Carugati,che sempre pronto e solerte nel soddisfare il volere del suo superiore Marcucci, pur di compiacerlo si inventa sul momento leggi o normative contrattuali del tipo: non si può uscire in più di due operai dal reparto o andare a prendere il caffè in più di due ( diversamente ciò potrebbe risultare un assembramento sedizioso?) o chi non fuma non può uscire dal capannone a prendere una boccata d?aria , un invito al tabagismo? Mentre il reparto che gestisce è allo sfascio lui pensa solo a contestare ad alcuni operai quella produzione prevista dai tempisti impossibile da ottenere anche a causa dei macchinari spappolati dietro la minaccia ?vi metto al turno centrale? sapendo che la causa sta nell?incuria dell?azienda, che comporta gravi rischi alla sicurezza del lavoro nel reparto!!!
3. Abbiamo il capo squadra della linea APL (1572) Chiatto che durante l'applicazione del WCM nella propria squadra, trovando alcune giacche personali di alcuni suoi operai appese a degli attaccapanni; e chiedendo a chi appartengono le riconsegna a mano agli operai italiani, mentre all?operaio di colore che si appresta ad andarla a ritirare la butta nel bidone dell?immondizia. Il tutto davanti agli altri operai della squadra e al delegato della FIOM che restano esterrefatti per il gesto. Come RSU unitarie abbiamo chiesto un provvedimento disciplinare nei confronti del capo, che infliggesse almeno un giorno di sospensione vista la gravità del gesto e il problema del razzismo crescente. Ma come volevasi dimostrare la legge non è uguale per tutti, mentre per noi operai basta una piccola infrazione per essere ripresi, multati o sospesi a loro tutto è concesso.
4. Abbiamo il "forse" capo del personale Colacicco, che di fronte a delle banali richieste delle RLS di stabilimento, tipo le liste di nominativi di chi è autorizzato a fare determinate mansioni e cose, o per effettuare un semplicemente controllo su quanto avviene all?interno dello stabilimento in merito alle norme della L.626, è solo capace di prendere a pretesto la legge sulla privacy, impedendo così ai delegati addetti alla sicurezza di acquisire dati e informazioni ed essere messi così in condizione di esercitare il loro ruolo nel modo migliore.
5. Abbiamo il certo capo del personale Barrile che non tiene informate le RSU sui cambiamenti e le modifiche che l?azienda vorrebbe intraprendere, oppure se anche le informa poi avviene spesso tutto il contrario mettendo in difficoltà le RSU. Al suo sfogo fatto all?unione industriali dove diceva dopo aver ricevuto le critiche dalle RSU ?d?ora in avanti allora vi faccio firmare un verbale di informazione, cosi nessuno può dire che non vi avevamo informato o abbiamo cambiato i piani?, noi diciamo ma magari fosse cosi, avremmo modo anche per dimostrare che lo SLAI COBAS non viene neanche chiamato agli incontri!
6. Poi abbiamo il caso, del funzionario Franchi quello che con la macchina ha investito il delegato della UILM nell?ultimo picchetto organizzato dalle RSU, cosa voleva dimostrare costui, forse che era anche disposto ad ammazzare un operaio pur di entrare. Ma non c?era nessun bisogno di questo gesto, perché gli impiegati e i capi in quell? occasione venivano lasciati entrare. ( non abbiamo paura che ci rubate il lavoro, avete fatto di tutto per andare in ufficio) ed inoltre i profitti li rendono gli operai che producono merci, non gli impiegati davanti al monitor.

Alle RSU di FIM, FIOM, UILM e FISMIC, vorremmo dire che di fronte a tutti questi accadimenti non si può più stare zitti oppure, accontentarsi di un volantino di denuncia.

Mentre agli operai diciamo che pensare di tacere e abbassare la testa di fronte a questi soprusi, e credere così di salvarsi il culo è solo una pura illusione. Un modo di pensare e di agire sbagliato perché più accettiamo queste cose, più sprofondiamo verso il basso e risalire dopo sarà ancora più duro. Dobbiamo smetterla di ragionare e muoverci individualmente, ma dobbiamo unirci: OPERAI contro PADRONI e di conseguenza contro i capi che in fabbrica li rappresentano. Dobbiamo mettere da parte le beghe personali e ragionare come se fossimo un'unica testa, per gli interessi della nostra classe, la classe operaia.

RSU SLAI COBAS NEW HOLLAND MODENA
14/10/09

SLAI COBAS MODENA

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martedì 20 ottobre 2009

Donostia (Euskadi) 17/10 - 40.000 in corteo contro i recenti arresti di militanti della sinistra indipendetista basca

Il 17 ottobre si svolge a Donostia (Euskadi) una importante manifestazione contro la repressione. In 40.000 scendono in piazza per protestare contro gli arresti di compagni baschi, operati il 14 Ottobre, dallo stato spagnolo.

Da Infoaut
Donostia: 40.000 in corteo "per la libertà della maggioranza sociale, sindacale e politica basca"
E' stata una manifestazione importante quella di sabato 17 a Donostia (San Sebastian). 40.000 persone hanno sfilato in una cittadina di meno di 200.000. Sono scese in piazza per ribadire la volontà della sinistra 'abertzale' (indipendentista) di continuare ad esistere ed essere un attore attivo nelle scelte e nelle decisioni costituenti il popolo basco di oggi e domani.
La manifestazione, costruita in meno di 48 ore, mirava a riaffermare percorsi e legittimità dell'indipendentismo di sinistra ed è stata voluta e vissuta come risposta all'ultima ondata repressiva che la scorsa settimana si è abbattuta contro questo pezzo significativo di società basca (>10 nuovi arresti della sinistra abertzale).

La manifestazione è stata indetta dalle sigle storiche del sindacalismo nazionale di sinistra (Lab e altri), le uniche ancora non illegalizzate dallo sforzo persecutorio del giudice Garzon per conto dello stato spagnolo. A parteciparvi tutte le forze dell'indipendentismo di sinistra, dalle sigle storiche messe fuori legge anno dopo anno (l'elettorato e la base di massa di Batasuna) a quelle più moderate emerse negli anni come frazioni della stessa. A stupire tutt* è stata però l'adesione ufficiale al corteo del Pnv (Partido Nacionalista Vasco), in questi ultimi anni contraddistintosi per il comportamento ambiguo (quando non espressamente di collaborazionismo con lo stato spagnolo) e avente da tempo abbandonato la meta indipendentista. L'adesione del Pnv ha segnato una rottura significativa dentro il quadro istituzionale spagnolo, abituato a considerare l'adeguamento del Pnv alla centralità politica di Madrid in cambio di una autonomia esclusivamente amministrativa (e parzialmente economica) un passaggio acquisito e scontato.

Le reazioni del quadro politico spagnolo sono state di nervosismo e scompostezza per una mossa riuscita che rimette in gioco le carte di un conflitto che dura da troppo tempo. Nonostante le ossessioni persecutorie dello stato spagnolo, la palla torna quindi nelle mani della sinistra abertzale che riprende l'iniziativa... e non intende mollarla per lungo tempo.

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[Cile 16/10] Violenta repressione contro il popolo Mapuche

[Da Indymedia]Violenta perquisizione in territorio mapuche
Decine di feriti e di arrestati, diversi bambini con sintomi d'asfissia
Alcune immagini relative all'azione di guerra su questo video:

Il 16 ottobre si è registrata una nuova e violenta perquisizione a Temucuicui, mentre era in corsa una riunione tra alcune comunità Mapuche e degli osservatori internazionali.
Alcune centinaia di agenti hanno fatto irruzione nel luogo, tutti a volto coperto e senza alcuna possibilità di essere identificati. Hanno subito lanciato gas lacrimogeni e sparato pallottole di gomma ad altezza d'uomo. Molti sono i feriti, tra i quali alcuni bambini che erano nella scuola. I bambini presentavano tutti sintomi da asfissia per i gas lacrimogeni, ma alcuni di essi hanno anche ferite da pallottole.
La perquisizione e gli arresti sono avvenuti senza mostrare alcuna ordinanza giudiziaria, ma pare che gli agenti fossero alla ricerca dei responsabili degli attacchi incendiari ai camion e dell'assalto ad un casello per il pedaggio stradale.
Tensione anche dentro e fuori il tribunale di Victoria, con scontri con le forze dell'ordine ed ulteriori arresti.

http://kilapan.entodaspartes.net/

Cile - Sull'azione di guerra dello Stato cileno in Wallmapu
da culmine.noblogs.org

Sull'azione di guerra dello Stato cileno in Wallmapu

Gli attacchi incendiari degli ultimi giorni ai danni di camionisti che percorrono alcune strade in territorio mapuche ha fornito al governo cileno il pretesto di dar vita ad una vera e propria azione di guerra. Ad esser colpite sono state delle comunità mapuche che vivono a Temucuicui. Non è stata una semplice operazione di polizia, tesa alla cattura dei presunti responsabili degli attacchi incendiari.
L'irruzione nelle comunità è stata molto violenta e non sono stati risparmiati dei bambini che erano a scuola. Sette di loro hanno ferite da proiettili di gomma e molti altri presentano sintomi da asfissia per i lacrimogeni. Non è ancora possibile stilare il numero degli arrestati e dei feriti, ma sono oltre una decina.



Segue un comunicato della CAM che, lungi dal prendere le distanze dagli attentatori, invita il popolo mapuche alla resistenza armata.

Culmine, 18.10.09
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Si comunica all'opinione pubblica nazionale ed internazionale quanto segue:

1.- La comunità huahuanco localizzata in territorio pewenche solidarizza e ripudia tutte le perquisizioni e gli arresti effettuati dalle forze repressive dello stato cileno (PDI, carabineros e agenti in borghese), che hanno attaccato con armi di grosso calibro la comunità autonoma di temucuicui.

2.- Questi arresti dimostrano solo la disperazione dello stato cileno teso a frenare i pensieri di libertà ed autonomia. Per questo attaccano le comunità mapuche in conflitto che lottano per il recupero del territorio ancestrale.

3.-Basta con le montature politico-giudiziarie contro i nostri degni guerrieri. Fine alla militarizzazione delle comunità mapuche. No alla legge antiterrorista. No ai duplici processi: ordinari e militari.

La resistenza armata permette l'unità della nazione mapuche.

Libertà a tutti i prigionieri politici mapuche

Fuori Beatriz Hiriart dal territorio mapuche (governatrice della regione - ndt).

Seguendo il percorso tracciato da Lemun e Catrileo proseguiamo verso la liberazione nazionale mapuche

Lof huahuanco - C.A.M

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lunedì 19 ottobre 2009

19 Ottobre Disoccupati ad Acerra (Na) bloccano la ferrovia Napoli- Caserta - Blocchi stradali dei metalmeccanici a Genova

Lunedì 19 ottobre. Già dalla mattina di lunedì inizia un 'altra settimana di lotta. Ad Acerra, i disoccupati autorganizzati hanno bloccato per oltre un'ora la linea ferroviaria Napoli-Caserta, per poi recarsi presso il comune di Acerra per chiedere un incontro con il Sindaco. A Genova metalmeccanicci di diverse fabbriche della città, hanno scioperato contro l'accordo separato firmato da Cisl-Uil-Ugl. Per protesta gli operai hanno attuato diversi blocchi del traffico stradale.
Da il Secolo XIX
Genova, operai Ilva in piazza
Ponente, traffico bloccato sino alle 9 19 ottobre 2009

A Genova, mattinata difficile per il traffico: dopo le proteste di giovedì e venerdì, i metalmeccanici sono tornati in strada per protestare contro l’accordo separato che Uil e Cisl hanno firmato sul contratto nazionale di lavoro.

I dipendenti dell’Ilva di Cornigliano hanno bloccato ponte Pieragostini, all’altezza dell’incrocio con via Perlasca in entrambe le direzioni; dalle 7, protesta anche dei metalmeccanici di quattro stabilimenti della Valpolcevera (Sirti, Navalimpianti, Controlli e Lincoln Eletric Italia), con blocco di via Sardorella, a Bolzaneto. A Cornigliano, la situazione ha incominciato a tornare verso la normalità solo dopo le 9.

Anche i dipendenti della Siemens hanno deciso per uno sciopero di due ore a inizio turno: previsti presidi davanti alle sedi dell’azienda di corso Europa e di viale Cembrano.

Dopo le 10, via alle proteste anche dei lavoratori portuali dell’ex Cap, che vedono a rischio le loro pensioni: un corteo è partito da palazzo San Giorgio diretto verso la Prefettura.

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Da Il Mattino
Acerra, disoccupati occupano binari
in tilt i collegamenti tra Napoli e Roma
ACERRA (19 ottobre) - Un gruppo di disoccupati sta presidiando gli ingressi del Comune di Acerra (Napoli), dopo aver occupato per circa un'ora i binari della tratta Caserta-Napoli, ed aver rovesciato in strada cassonetti dei rifiuti, causando notevoli disagi agli automobilisti. I manifestanti, ex corsisti del progetto di formazione regionale 'Isolà, chiedono un nuovo incontro tra Regione Campania e Governo, per l'assegnazione di nuovi fondi statali utili ai fini occupazionali. Hanno occupato per circa un'ora i binari della stazione, e si sono poi spostati per le strade cittadine rovesciando sulla carreggiata diversi cassonetti dei rifiuti.

I disoccupati, infine, si sono diretti al Comune dove i dipendenti hanno chiuso i cancelli per evitare l'occupazione del municipio. Il gruppo di manifestanti, circa un centinaio, chiede un incontro con il sindaco

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domenica 18 ottobre 2009

Roma 17 ottobre 2009 - in 200.000 alla manifestazione antirazzista


Roma 17 ottobre 2009. Grande partecipazione alla manifestazionale nazionale antirazzista (oltre 200.000 persone).


L'appello alla manifestazione da 17ottobreantirazzista.org
Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo.
A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo Berlusconi. Il pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di centro destra risponde ad un intento persecutorio, introducendo il reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che peggiorano le condizioni di vita dei migranti, ne ledono la dignità umana e i diritti fondamentali.
Questa drammatica situazione sta pericolosamente incoraggiando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti di ogni diversità.
Intanto, nel canale di Sicilia, ormai diventato un vero e proprio cimitero marino, continuano a morire centinaia di esseri umani che cercano di raggiungere le nostre coste.
E’ il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di lotta e solidarietà per difendere i diritti di tutte e tutti rifiutando ogni forma di discriminazione e per fermare il dilagare del razzismo.
Pertanto facciamo appello a tutte le associazioni laiche e religiose, alle organizzazioni sindacali, sociali e politiche, a tutti i movimenti a ogni persona a scendere in piazza il 17 ottobre per dare vita ad una grande manifestazione popolare in grado di dare voce e visibilità ai migranti e all’Italia che non accetta il razzismo sulla base di queste parole d’ordine׃

• No al razzismo
• Regolarizzazione generalizzata per tutti
• Abrogazione del pacchetto sicurezza
• Accoglienza e diritti per tutti
• No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono
• Rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
• Diritto di asilo per rifugiati e profughi
• Chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE)
• No alla contrapposizione fra italiani e stranieri nell’accesso ai diritti
• Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutte e tutti
• Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
• Contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone gay, lesbiche, transgender.
• A fianco di tutti i lavoratori e le lavoratrici in lotta per la difesa del posto di lavoro

Comitato 17 ottobre

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venerdì 16 ottobre 2009

[Torino 16 Ottobre] 10.000 Studenti medi in piazza - occupata la presidenza di Lettere

tratto da Infoaut.org e Uniriot.org
Almeno 10mila studenti medi in piazza quest'oggi a Torino, partecipazione fortissima da parte degli studenti e delle studentesse delle scuole superiori contro crisi e riforma Gelmini. Ogni istituto si caratterizza con il proprio striscione, bello il protagonismo che si vede nella spinta degli almeno 10mila studenti medi in corteo.

La cronaca della mobilitazione

- Con un'estrema puntualità il corteo degli studenti medi parte alle 9 da piazza Arbarello, tantissime le scuole che hanno aderito alla scadenza autorganizzata.
- Il serpentone studentesco riempe le strade torinese, almeno 10mila studenti.
- Azione davanti il comando militare di formazione degli ufficiali: uova e vernice rossa contro l'ingresso. Gli studenti e le studentesse rimarcano l'opposizione alla guerra, denunciando il ruolo del nostro paese nei teatri di guerra.
- Speakeraggio contro la Gtt, contro il caro trasporti, mentre il corteo sfila affianco gli uffici dell'azienda torinese.
- Sotto il Miur, simbolo immediato e nemico per gli studenti vs la Gelmini, il corteo si ferma per ribadire l'opposizione alle politiche del governo Berlusconi e del suo ministro dell'istruzione. Anche qui volano uova e gavettoni.
- Al corteo partecipa anche Luca Persico dei 99 Posse, in appoggio alle lotte studentesche. Zulù fa interventi e improvvisa canzoni, grande l'apprezzamento degli studenti. Stasera il corcerto dei 99 alla Lega dei Furiosi, occasione che ha consentito al leader del gruppo di partecipare al corteo, come lui aveva richiesto agli studenti autorganizzati.
- Il corteo è a metà del suo percorso intorno alle 10:30. Direzione Palazzo Nuovo e piazza Vittorio.
- Cacciati gli agenti della digos da parte degli studenti e delle studentesse. "Fuori la digos dal corteo"!
- Bruciato in piazza Castello un mega libro simboleggiante la legge Aprea. Altra azione degli studenti medi in corteo assolutamente vivo, attraversato dal loro protagonismo.
- Sotto il rettorato dagli universitari è stato appeso uno striscione contro il taglio degli appelli. Gli studenti dell'Onda dell'università hanno voluto partecipare anche loro in solidarietà e appoggio alla scadenza degli studenti medi, in un terreno di lotta assolutamento condiviso. Sotto il rettorato è stato improvvisato anche un gioco contro la riproduzione in cartone della faccia del rettore Pelizzetti. Presenti anche gli studenti del Politecnico, che ieri hanno occupato il rettorato.
- Il corteo sta andando a concludersi intorno alle 12 a Palazzo, sede delle facoltà umanistiche.
- Il corteo entra dentro Palazzo Nuovo su invito degli studenti e delle studentesse dell'Onda universitaria...
- L'Onda universitaria occupa la presidenza di lettere e la sala laureee contro gli appelli. Si sta tenendo un'assemblea nei luoghi occupati, più tardi conferenza stampa.
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da Infoaut.org
L'Onda rivuole gli appelli! Occupata la presidenza di Lettere

Al termine del corteo torinese degli studenti medi, l'Onda universitaria, che ha partecipato alla manifestazione contro riforma Gelmini e crisi, è entrata dentro Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, andando ad occupare la presidenza e la sala lauree di Lettere.

Azione che ha visto la partecipazione di 200 studenti e che aveva l'obiettivo di portare la contestazione dentro una di quelle presidenze che ha tagliato, tra le altre cose, le sessioni straordinarie di esame di novembre e aprile. Una conseguenza dei tagli della Gelmini e un reale problema per gli studenti e le studentesse, costretti a ridimensionare il loro piano studi dinnanzi alla politica del risparmio delle facoltà. L'occupazione ha preteso di ricevere delle risposte su quanto in atto, ricevendo discorsi evasivi.

Ma la mobilitazione contro la chiusura degli appelli non si fermerà certo qui, come dimostra anche l'importanza che si è voluta dare, durante il corteo dei medi, alla questione: al passaggio sotto il palazzo del rettorato è stato appeso uno striscione contro il taglio degli appelli e si è bersagliata la riproduzione della faccia del rettore Pelizzetti, responsabile del dissesto verso il quale viaggia l'università nella misura in cui non ha avuto coraggio, ieri come oggi, di prender posizione e adoperarsi contro i tagli della Gelmini.

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mercoledì 14 ottobre 2009

[14 Ottobre] Aulla (MS): operai occupano il tetto del comune e bloccano il sindaco per la difesa del posto di lavoro


Ancora una azione di lotta di operai in difesa del proprio posto di lavoro. Ad Aulla (MS), i lavoratori a rischio licenziamento della Costa Mauro, stanchi delle solite parole delle istituzioni, si sono recati presso il Comune dove hanno occupato il tetto e bloccato il sindaco. Il lavoro è un diritto; l'azione di lotta di questi lavoratori è giusta e legittima.
Solidarietà ai lavoratori della Costa Mauro.
Intervista (con immagini di repertorio) ad un operaio della Costa Mauro realizzata da Papillo-informazione dal basso.

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Aggiornamento n3 dalla Nacco di Modena in lotta

Aggiornamento n3 dal presidio degli operai della Nacco di Modena in lotta per la difesa del posto di lavoro. Il 13 ottobre si è svolto l'incontro tra azienda e rappresentanti sindacali presso confindustria. In questo incontro, i dirigenti della Nacco hanno opposto il muro, confermando la volontà di chiudere lo stabilimento di Modena. I lavoratori, riuniti in assemblea, hanno deciso di procedere con il presidio continuativo della fabbrica.

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lunedì 12 ottobre 2009

Pistoia 12 Ottobre: tre compagni antifascisti arrestati

Domenica 11 Ottobre, a Pistoia, mentre era in corso una riunione del coordinamento antifascista, la digos ha fatto irruzione, perquisendo i locali, e fermando una ventina di compagni. Dalla sera di domenica, per tutta la notte, numerosi compagni hanno manifestato davanti alla questura per chiedere la liberazione dei compagni. Nella mattinata di oggi tre compagni sono stati arrestati mentre gli altri sono stati denunciati e rilasciati. I due compagni arrestati sono stati trasferiti presso il carcere di Pistoia. Si tratta del segretario regionale della Toscana del P-CARC , di una compagna e di un compagno del Movimento Antagonista Livornese.

Solidarietà ai compagni colpiti dall’ennesima azione repressiva.

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Intervista al compagno Lino del P-CARC da Radio Onda D’Urto

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Da http://www.senzasoste.it

Solidarietà agli arrestati: il comunicato del Movimento Antagonista Livornese
Comunicato stampa sui fatti di Pistoia. Fuori tutt* subito!
Nella giornata di domenica a Pistoia sono stati arrestati due nostri compagni (tre in tutto) con l'accusa di lesioni e devastazione di un circolo fascista di Casa Pound.

Innanzitutto ribadiamo la totale estraneità degli arrestati a quei fatti visto che sono stati condotti in questura dopo oltre tre ore dagli stessi, prelevati da un circolo Arci a poche centinaia di metri da Casa Pound mentre stavano facendo un'assemblea regionale sul tema delle ronde.

E' quantomeno strano che persone che avrebbero compiuto un'irruzione all'interno di una sede fascista si ritrovino poi tranquillamente a poche centinaia di metri in assemblea senza preoccuparsi minimamente di eventuali rappresaglie o interventi delle forze dell'ordine. Esistono inoltre palesi contraddizioni , riportate anche dalla stampa, circa i partecipanti all’assemblea, che risultano completamente differenti dai profili attribuiti ai presunti autori del fatto.

A parte questa evidenza che smonta a priori la tesi degli inquirenti, non si capisce poi su quali basi siano stati comminati i tre arresti che rimangono in ogni caso una misura ingiustificabile per quel tipo di capi d'accusa. Probabilmente la presenza di un esponente del PdL all'interno della struttura al momento dell'irruzione ha fatto si che ci fossero pressioni politiche sulla questura stessa che per fare venti identificazioni ha impiegato 12 ore in cui non era nemmeno possibile parlare con chi stava dentro e nemmeno fornire assistenza medica ad una ragazza che necessita di una terapia particolare per problemi di salute.

Un atteggiamento di rappresaglia da parte della questura di Pistoia che non ha mai avuto nei confronti di ben due sedi fasciste che sono aperte nel giro di un paio d'anni in città: quella di Casa Pound e quella di Forza Nuova. Due gruppi di estrema destra che ormai scorrazzano anche in molte altre città della Toscana, tollerati e spesso coperti da amministrazioni e forze dell'ordine. La presenza di un consigliere del PdL all'interno della struttura ne è un esempio lampante. Alla luce dei fatti espost, chiediamo l'immediata scarcerazione dei compagni ingiustamente detenuti.

Al fianco dei tre compagni e di tutti gli antifascisti.

Movimento Antagonista Livornese

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Da www.carc.it

Aggiornamenti da Pistoia:

· due compagni arrestati e portati in carcere, gli altri sono stati rilasciati

· arbitri da parte di Digos e PS

· mobilitazione di solidarietà in corso per tutta la nottata

Riportiamo una breve comunicazione di un compagno della sezione di Cecina del P.CARC che è accorso a Pistoia dopo la notizia dell'irruzione poliziesca al circolo Primo maggio e del fermo dei compagni.

“Alle 19 di domenica la Digos ha fatto una irruzione nel circolo 1° maggio di Pistoia dove si stava svolgendo una assemblea per organizzare le mobilitazioni contro le ronde fasciste.

Dopo l’identificazione dei 25 compagni presenti, hanno perquisito il centro e portato i compagni in questura per “accertamenti”.

Quanto accaduto in Questura dimostra l'intenzione persecutoria e intimidatoria della PS contro quanti si organizzano e si mobilitano contro la riabilitazione del fascismo e il pacchetto sicurezza: assume un comportamento illegale (perquisizioni senza mandato, fermi pretestuosi) per intimidire, provocare e reprimere quanti si ribellano, si organizzano e si mobilitano contro la mobilitazione reazionaria, lo sdoganamento dei fascisti, il pacchetto sicurezza e le ronde e cerca di orchestrare un montatura politica per “pilotare” la sentenza del processo di Massa contro i compagni della Ronda Proletaria Antifascista del 25 luglio.

Alessandro della Malva, segretario della Federazione Toscana del P.CARC, già denunciato e imputato al processo di Massa e già sottoposto a obbligo di firma, e la sua compagna sono stati chiusi in una stanza al piano terreno mentre gli altri “fermati” sono stati portati tutti insieme in una stanza ai piani superiori.

A una compagna di Livorno, del Refugio, fermata e poi arrestata, con gravi problemi agli occhi è stato impedito il trasporto in ospedale e solo dopo le nostre proteste è stato permesso alla guardia medica di intervenire.

Immediata la mobilitazione dei compagni della Toscana di varie forze e organismi, singoli e associazioni che per tutta la notte, fino all'alba, hanno presidiato la Questura lanciando slogan e pretendendo la liberazione dei compagni fermati.

Tra i fermati ci sono anche due compagni minorenni ai quali è stato impedita la visita dei genitori. Uno di questi, a causa di un graffio al braccio, è stato portato in ospedale per verificare se potesse essersi procurato la ferita durante il presunto attacco a casa pound (responso negativo).

In mattinata sono stati liberati quasi tutti i fermati ad eccezione di Alessandro e della compagna di Livorno che sono stati trasferiti nel carcere di Pistoia con accuse che, ancora adesso, si fa fatica a capire.

Il compagno Alessandro è stato sottoposto a interrogatorio in modo del tutto illegale (assenza dell'avvocato, impedimento nel nominarne uno, ecc) e per questo si è rifiutato di rispondere: a detta della Digos, comunque “esistono elementi sufficienti per ritenerlo responsabile, oltre al riconoscimento da parte di un testimone”.

Ci appelliamo ancora ai comunisti, ai democratici, agli antifascisti affinché si mobilitino contro gli arbitri e gli abusi della Digos e della PS e in solidarietà dei compagni fermati e arrestati.

La mobilitazione delle ultime ore è stata una prima risposta che ha visto diverse componenti del movimento comunista, antifascista scendere in campo per la solidarietà di classe. Con più forza ci mobiliteremo nelle ore seguenti: teniamo alta la mobilitazione per la mobilitazione dei compagni.

Libertà per Alessandro e per la compagna di Livorno!

Chiudere i covi fascisti!

A breve ulteriori aggiornamenti sia sulla situazione dei compagni che sull'avanzamento delle iniziative e delle mobilitazioni di solidarietà.

Per info:

Segreteria Federale Toscana: 349.633.1272

oppure Centro Nazionale del P.CARC: 02.26.30.64.54

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Prosegue a oltranza il presidio dei lavoratori della Nacco di Modena

Prosegue ininterrottamente il presidio di lotta degli operai della Nacco di Modena in difesa del posto di lavoro. 24 ore al giorno, tutti i giorni i lavoratori presidiano la fabbrica. Il presidio di lotta diventa luogo di confronto e solidarietà di classe. Portiamo la solidarietà ai lavoratori della Nacco. Sosteniamo la lotta in difesa del posto di lavoro

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domenica 11 ottobre 2009

[10 Ottobre, Milano] migliaia di persone alla manifestazione per la liberazione dei 5 cubani prigionieri nelle carceri USA

Video della manifestazione di Milano per la liberazione dei Cinque cubani

da Italia-Cuba

Per la liberazione dei Cinque, contro il silenzio dei mezzi di comunicazione
Cinque cubani, dal 12 settembre 1998, sono detenuti negli Stati Uniti con condanne che vanno da 15 anni fino a un doppio ergastolo perché, a protezione del loro popolo, controllavano l’attività di gruppi paramilitari anticubani che dal territorio degli Stati Uniti pianificavano attentati terroristici contro Cuba.

Come è stato riconosciuto anche da alte autorità militari statunitensi, che hanno testimoniato durante il processo, i Cinque cubani non hanno mai commesso atti di violenza, né sono mai entrati in possesso di documenti segreti che avrebbero potuto mettere in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti, né hanno tentato di farlo.

Il processo tenuto a Miami è stato ritenuto illegale dal Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie dell’ONU per come è stato condotto. Dieci Premi Nobel, Parlamenti esteri, singoli parlamentari di tutto il mondo, istituzioni internazionali, organizzazioni dei Diritti Umani, associazioni di giuristi e diverse migliaia di personalità hanno chiesto invano, prima alla Corte di Appello di Atlanta e poi al Tribunale Supremo degli Stati Uniti, la revisione di questo processo.

Il Governo statunitense ha fatto di tutto perché questo caso passasse sotto silenzio. Infatti la revisione del processo, in una sede diversa da Miami, avrebbe potuto portare alla scoperta di connivenze, protezioni e sostegno ad azioni di terrorismo contro Cuba da parte dei vari Governi degli Stati Uniti.

In Italia i grandi mezzi di comunicazione - su questo caso come per altre situazioni avvenute nel mondo - hanno mantenuto un silenzio tombale, che dimostra il controllo a cui sono sottoposti, la loro mancanza di etica professionale e l’ipocrisia del cosiddetto mondo occidentale sulla tanto declamata "libertà di informazione". Ricordiamo che una delle 3.478 vittime di tali azioni di terrorismo contro Cuba è il cittadino italiano Fabio Di Celmo. Nessun grande quotidiano, nessuna importante rete televisiva ha mai speso una sola parola per chiedere giustizia per questo nostro concittadino. Il noto terrorista Luis Posada Carriles, che vive e gode di ampie protezioni negli Stati Uniti, non è mai stato perseguito per questo crimine dalla giustizia statunitense, pur avendo rivendicato pubblicamente la propria responsabilità.

Siamo contro tutti i terrorismi, in tutte le loro forme o manifestazioni, diretti contro chiunque, in ogni parte del mondo e per qualsiasi ragione. La lotta contro il terrorismo la si conduce anche attraverso una corretta informazione.

Invitiamo i cittadini italiani - che nonostante tutto quello che accade nel mondo e nel nostro paese continuano ad avere e a credere nei valori morali – ad aderire al nostro appello e a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà a Milano il 10 ottobre 2009 per lanciare un segnale di solidarietà ai Cinque, chiedere che i mezzi di informazione facciano finalmente conoscere il loro caso e arrivare alla loro liberazione.

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

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sabato 10 ottobre 2009

9 ottobre 2009. Centinaia di migliaia in piazza tra metalmeccanici, precari, studenti


9 ottobre 2009. A Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo manifestano oltre 250.000 operai metalmeccanici, nelle manifestazioni organizzate da FIOM CGIL contro l'accordo separato. In oltre 50 città italiane manifestano insieme precari della scuola e studenti.

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venerdì 9 ottobre 2009

Modena 9 Ottobre: Continua la lotta degli operai della Nacco, per la difesa del posto di lavoro


Il 6 ottobre i dirigenti della Nacco di Modena annunciano per la fine dell'anno, la chiusura dello stabilimento modenese ed il licenziamento di 90 lavoratori. Gli operai bloccano i dirigenti della Nacco per diverse ore. In seguito si indice sciopero con picchetto ad oltranza. Video del picchetto alla Nacco di Modena con intervista ad un operaio. Immagini ed intervista sono state realizzate il 9 ottobre.

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giovedì 8 ottobre 2009

Bologna 8 Ottobre, un altro sfratto bloccato


Da ASIA-Rdb Bologna

Solo grazie al picchetto anti-sfratto organizzato dagli inquilini dell’AS.I.A.-RdB e dagli attivisti di Bologna Prende Casa è stato impedito l’esecuzione di uno sfratto per morosità ai danni di una famiglia monoreddito composta da padre madre e figlio minore in via Tagliamento.
E’ stato ottenuto un rinvio di un mese, tempo che dovrà essere più che sufficiente perché vengano individuate delle soluzioni e perché ogni istituzione, dall’Amministrazione Comunale alla Prefettura si assumano le loro responsabilità, passando dalle parole ai fatti. Parole che hanno visto il riconoscimento dell’emergenza sfratti da parte dell’Assessore alla Casa e la dichiarata disponibilità della Prefettura a trattare il problema.
Come Associazione Inquilini e Assegnatari chiediamo che vengano convocati urgentemente dei tavoli fra le parti sociali per risolvere concretamente l’emergenza abitativa. Gli effetti della crisi sono visibili anche sul territorio bolognese con l’aumento della cassa integrazione e della disoccupazione, che hanno conseguenze immediate sul problema abitativo. Lo scontro tra diritto alla casa e rendita si manifesta con sempre più violenza a scapito dei diritti delle fasce popolari. I lavoratori, gli inquilini sono nel giusto e possono ottenere dei risultati quando difendono la propria esistenza con forme di lotta organizzate.
Uscire dall’emergenza abitativa vuol dire affitto calcolato in base al reddito, ovvero incremento dell’edilizia residenziale pubblica. L’ assegnazione di una casa popolare non deve essere più considerato un lontano miraggio, ma deve diventare un diritto.
AS.I.A.-RdB
Via Monterumici 36/10 Bologna
e-mail: info@bologna.asia.rdbcub.it

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Sabato 10 Ottobre, San Prospero (MO) ,festa organizzata dal Comitato contro lo sgombero di Palazzo Sole


Sabato 10 Ottobre si terrà a San Prospero (MO) dalle 16,00 alle 20,00 la festa organizzata dal Comitato contro lo sgombero di Palazzo Sole. Sosteniamo la lotta del Comitato Palazzo Sole per il diritto alla casa!! Partecipiamo alla festa organizzata dal comitato per Sabato 10 Ottobre.
videopost sul Picchetto antisfratto del Comitato palazzo Sole del 1 Ottobre 2009
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Festa sabato 10 ottobre dalle 16,00 alle 20,00 nei pressi della polisportiva di San Prospero organizzata dal comitato contro lo sgombero.

ALLE 18, POTRETE ASSISTERE ALLA BREVE OPERA TEATRALE

“LE SCIMMIE VERDI”

Di Hamide Barole e Daniele Barbieri interpretato dagli autori

(Hamide Barole poeta e scrittore eritreo - Daniele Barbieri giornalista e scrittore)

Un inquilino a nome del Comitato contro lo sgombero di Palazzo Sole.

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mercoledì 7 ottobre 2009

Napoli 6 ottobre repressione e squadrismo non fermano le lotte. Solidarietà ai compagni!

[Napoli 6 ottobre]La polizia carica la manifestazione di disoccupati e precari del SLL: una decina sono fermati, tre compagni del SLL vengono arrestati.Fermi e denunce anche tra i disoccupati del progetto ISOLA che avevano occupato la sala della giunta comunale. Un studente dell’Istituto superiore Margherita di Savoia, attivo nelle lotte studentesche e antifasciste viene aggredito all’uscita da scuola da 5/6 neofascisti, riportando una frattura ad una costola. Solidarietà ai compagni arrestati, fermati e aggrediti dalle forze della repressione. Solidarietà al compagno aggredito dai neofascisti.


Da Global Project
Dopo le mobilitazioni antifasciste una nuova aggressione da parte di Casa Pound
Casa Pound aggredisce studente napoletano
Oggi pomeriggio, intorno alle 14.00, uno studente della scuola superiore Margherita di Savoia, F.T., è stato aggredito appena fuori scuola da sei neo-fascisti! E' stato un vero e proprio agguato, perchè lo hanno atteso nell'androne della scuola, sapendo che F.T. è un protagonista delle mobilitazioni della sua scuola e che il Margherita di Savoia è una delle scuole la cui colpa è aver partecipato in massa alla manifestazione contro il neo-fascismo, il razzismo e il sessismo del 30 settembre (alla conclusione dell'anniversario delle 4 giornate di Napoli)! Il pestaggio è avvenuto tra l'androne e l'uscita della scuola dove si trova anche il gabbiotto dei bidelli che hanno assistito a un pezzo della scena. Il ragazzo è stato accompagnato al pronto soccorso dell'Ospedale Pellegrini da due insegnanti, fra cui l'insegnante Francesca Vetere. Gli hanno riscontrato la frattura a una costola e ora è in attesa dei risultati della Tac (che pensiamo e speriamo dovrebbero essere buoni perchè è lucido) in quanto ha ricevuto due evidenti botte in testa. Tra gli aggressori anche il portavoce "Boy Scout" (per alcuni giornali...) di Casapound Napoli. Boy Scout a parole, ma bravo a menare, in 5-6 contro uno, un ragazzino delle scuole superiori... Ora basta!Tanto tuonò che piovve...!Eppure non c'era bisogno di riprove della natura squadrista di questo gruppo, che fa parte di un'organizzazione nazionale protagonista di innumerevoli episodi del genere proprio contro gli studenti, gli immigrati ecc. Pezzo di un fenomeno in preoccupante crescita che secondo le stime dell'osservsatorio democratico ha prodotto negli ultimi 3 anni 329 aggressioni, 161 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo, 99 attacchi a sedi di centri sociali, partiti, sindacati, ANPI, 3 morti per mano di gruppuscoli di naziskin (Dax, Renato Biagetti, e Nicola Tommasoli). E si tratta sicuro di una sottostima, almeno per quanto riguarda le aggressioni ai migranti, che spesso non le denunciano pubblicamente.Non è possibile tollerare che questo fenomeno attecchisca anche a Napoli protetti dall'ipocrisia e dalla connivenza della destra "moderata" dei Ronghi e degli Schifone, che evidentemente rivivono i "fasti" della gioventù... Ora la rabbia è tanta, anche perchè è la seconda aggressione vigliacca in tanti contro uno dopo quella che avvenne in metropolitana a campi flegrei nel luglio scorso! Mentre scriviamo questo comunicato gli studenti si stanno raggruppando all'Università, mentre per la rete è convocato un presidio d'urgenza domani mattina alle ore 10.00 a piazza della metro di Materdei per contestare, ri-spiegare cosa fà questa gente e per dire che se ne deve andare subito dai quartieri di Napoli!!
Rete napoletana contro il neofascismo, il razzismo e il sessismo
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Da SLL
COMUNICATO STAMPA – APPELLO SLL - Sindacato Lavoratori in Lotta

Napoli 06/10/2009

Stamattina un gruppo di disoccupati aderenti al Sindacato Lavoratori in Lotta sono saliti sull’impalcatura utilizzata per i lavori di rifacimento della facciata di Palazzo Reale, adiacente Piazza Trieste e Trento, minacciando di gettarsi nel vuoto e sostenuti da circa 500 disoccupati, lavoratori e precari che sostano in presidio gridando slogan in loro sostegno e per l’occupazione.
La polizia ha caricato improvvisamente i manifestanti e ha poi fermato e portrati in questura una decina di loro. Durante gli arresti dei disoccupati, precari e lavoratori, la polizia continuava la sua opera di aggressione repressiva nei confronti di chi chiedeva la liberazione dei fermati. Dopo diverse ore, sette dei fermati sono stati rilasciati e tre sono stati trattenuti, tramutando il fermo in arresto. Dai nostri legali abbiamo appreso che alle ore 11:00 di domani 7 ottobre 09, saranno processati per direttissima. I compagni arrestati sono Agnese V. (precaria), Salvatore A. (disoccupato e militante del P. dei CARC) e Raffaella A. (disoccupata).

Ancora una volta le istituzioni (Provincia di Napoli) sperperano denaro pubblico, considerato che, avviano corsi di orientamento per licenziati che hanno perso il lavoro dando loro un’elemosina di un corso di orientamento di circa 78 ore. In realta, coloro che hanno perso un lavoro debbano avere uno stipendio vero e non accontentarli con un’elemosina.
In realta i corsi di orientamento servono a chi un lavoro non lo ha mai avuto per orientarli al lavoro.
Adesso la Provincia di Napoli prende in giro i lavoratori licenziati, tentando di far passare un’elemosina per un posto di lavoro.

La tensione resta altissima e per la giornata del processo, il Sindacato Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe sarà in piazza per chiedere l’immediata liberazione dei compagni arrestati.

IN QUESTA CITTÀ SI CONTINUA A CARICARE ED ARRESTARE CHI RIVENDICA UN LAVORO O CHI LO DIFENDE.
FACCIAMO APPELLO A TUTTI I MOVIMENTI MAPOLETANI E ALLE FORZE SANE DELLA NOSTRA CITTÀ A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE CHE SI TERRÀ DOMANI 7 OTT. ’09 ALLE ORE 9:00 CON CONCENTRAMENTO A PIAZZA MANCINI.

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