venerdì 30 aprile 2010

[Modena 30/4/2010] il Guernica è tornato

Da infoaut nodo di Modena http://www.infoaut.org/modena/
Nel video il corteo del 17 Gennaio 2010 in seguito allo sgombero della prima occupazione del Guernica


Nella serata di venerdì 30 aprile lo spazio antagonista Guernica, ha occupato l'ex concessionaria Fiat Stanguellini, in Via Giardini, uno dei numerosi stabili vuoti della città.

Sin dai primi momenti dell'occupazione numerose persone hanno raggiunto lo stabile occupato cominciando a collaborare coi ragazzi del Guernica nella sistemazione del posto, trovato sul momento visibilmente lasciato al completo degrado.

Con questa occupazione il Guernica rilancia il progetto messo in piedi con la prima occupazione dell' ex concessionaria Ford, terminata dopo lo sgombero ai primi di gennaio. Questo progetto vede la realizzazione di vari laboratori, di una palestra popolare e di sale prove, oltre ad offrire alla città di Modena una socialità diversa da quella che da sempre cercano d'imporre.

Riportiamo qui a seguito il programma dello Spazio Antagonista Guernica

SABATO 1 MAGGIO: REGGAE AGAIN at GUERNICA: a BIG dancehall - hip hop - reaggea NIGHT BIZZARRI SOUND - JUNGLE ARMY - LICKWEED MOVEMENT - JIMMY SPLIFF SOUND.

LUNEDI' 3 MAGGIO: cineforum ATTRATTIVA ALTERNATIVA delle 21,30 proiezione di "CENTO PASSI".

MARTEDI' 4 MAGGIO: dalle 21,30 ASSEMBLEA PUBBLICA.

GIOVEDI' 6 MAGGIO: primo incontro del nuovo progetto LABORATORIO FOTOGRAFICO.

VENERDI' 7 MAGGIO: serata ROCK con dj MARA e DANI MANI.

SABATO 8 MAGGIO: GOOD TIME FOR A MINIMAL NIGTH dj - set minimal con TACHELES.

Riportiamo anche il comunicato del GUERNICA al momento dell'occupazione

IL GUERNICA E' TORNATO

Oggi 30 aprile torna finalmente a prendere vita lo Spazio Antagonista GUERNICA, uno spazio fortemente voluto da molte realtà modenesi, dai precari che lottano ogni giorno per il loro futuro, dagli studenti che non vogliono accettare la nuova riforma che trasforma le scuole in fabbriche; dai lavoratori ormai stanchi di avere sulle spalle tutto il peso di una crisi che non hanno creato loro, ai giovani ormai soffocati in una città che non riesce più ad offrire una possibilità a chi vuole decidere della propria vita, in maniera autonoma e fuori dagli schemi che questa società ci impone.

Viviamo in una città ormai impazzita, che come unica risposta alle istanze di cambiamento riesce dare solo divieti, polizia per le strade, telecamere e controllo sociale, dove non è più possibile bere una birra per la strada con i propri amici e dove non si riesce più ad avere una socialità spontanea, fuori dalle logiche del profitto e dove tutto il divertimento è delegato ai soliti locali nei quali bisogna essere tutti conformati ad uno standard e dove bisogna spendere molti soldi.

Abbiamo occupato uno stabile vuoto da diversi anni, perché crediamo che la legalità sia far tornare vivere luoghi abbandonati destinati al degrado e non l'appellarsi delle istituzioni che non riescono o non vogliono dare soluzione e che molto spesso si rifugiano nel silenzio per non affrontare i problemi reali che viviamo tutti i giorni. E' per questo siamo convinti che difronte al silenzio sia giusto fare qualche cosa in prima persona, per fare tornare a vivere questa città e per riprenderci il nostro futuro!

Il GUERNICA è un luogo aperto a tutti, un laboratorio dove iniziare a costruire rapporti sociali diversi, non basati sui canoni che questa società ci impone, ma basati su lavori quali l'antifascismo, l'antisessismo, e l'antirazzismo, dove realizzare insieme i nostri sogni tramite la pratica dell'autogestione; infatti non ci sono capi o schemi da seguire, ma tutti noi che vogliamo il GUERNICA siamo chiamati in prima persona a far vivere questo posto, perché difronte alle minacce di sgombero l'unica soluzione è la lotta per avere spazi di autonomia, perché

MODENA VUOLE IL GUERNICA

Spazio Antagonista GUERNICA

Per raggiungere il nuovo Guernica:
- Dal centro di Modena prendere la direzione Baggiovara, passato il ponte della tangenziale girare subito a destra.
- Dalla tangenziale prendere l'uscita 17 B (motorizzazione).
- Dalla complanare prendere l'uscita in direzione Baggiovara.
- In autobus prendere l'11 e il 13.



Capovolgendo l'antico adagio, "le belle notizie non giungono mai sole": anche la città di Modena vede oggi l'apertura di un nuovo nodo informativo di Infoaut. Dopo l'apertura del nodo pisano avvenuto una settimana fa, anche nella provincia modenese apriamo un nuovo spazio di comunicazione e (nel) conflitto. Un altro pezzo di comunicazione in rete, contro il media mainstream e i poteri forti della normalizzazione e delal compatibilità sociale.


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[ Bruxelles 28/4/2010] In piazza al fianco di Cuba


A Bruxelles una nuova bella giornata europea di solidarietà politica
e di lotta al fianco di Cuba.

Una bellissima giornata quella di ieri a Bruxelles e non solo per il caldo sole ma anche perchè esso ha illuminato il partecipatissimo sit in piazza Schuman, davanti alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo, a sostegno di Cuba da parte della solidarietà italiana ed europea.

Questa potrebbe essere la sintesi del sit in per opporsi al vergognoso voto contro Cuba delle scorse settimane al Parlamento Europeo; organizzato dallAssociazione nazionale di Amicizia Italia-Cuba, Nuestra America e dalla Associazione La Villetta per Cuba, hanno aderito e partecipato tantissime associazioni europee di solidarietà con Cuba, partiti comunisti e del lavoro europei (a cominciare dal Partito Lavoratori Belgio (PTB), Rete dei Comunisti per lItalia, Partido Comunista Danese, Pôle de Renaissance Communiste en France (PRCF), PC Francia e Juventud Comunista (del PC Francia) Akel (Cipro), e vari europarlamentari, mancavano quelli italiani.

Il nostro secondo appuntamento della campagna di mobilitazione unitaria, dopo il sit in di fronte alla Rai a Roma, si è trasformato in una bella e importante manifestazione europea con un forte e chiaro significato di risposta contro la vergognosa campagna politica e massmediatica che ha lobiettivo politico di attaccare lautodeterminazione e la sovranità del governo e il processo di autodeterminazione popolare della rivoluzione cubana. Un grande risultato dal quale dobbiamo trarre nuovi stimoli per le restanti due manifestazioni che svolgeremo il 6 maggio davanti al Corriere della Sera a Milano e quello conclusivo, verso fine maggio, a Roma.

Anche sotto il punto di vista politico dobbiamo registrare un bel successo. La delegazione composta da Sergio Marinoni e Andrea Genovali per Italia-Cuba, Luciano Vasapollo per Nuestra America e Luciano Iacovino per La Villetta, insieme a tre rappresentanti della solidarietà francese, belga e tedesca,è stata ricevuta al Parlamento Europeo ed ha potuto incontrare il deputato del PC del Portogallo, Joao Ferreira. Incontri importanti anche con il deputato di Akel (Cipro) Takis Hadjigerrgiou, con il deputato Willy Meyer di Izquierda Unida, con il deputato Geogis Toussas del PC di Grecia e con il deputato Jacky Hénin del PC di Francia.

Con tutti loro, ed in particolare con il deputato del PC portoghese, si è discusso della vergogna rappresentata dal voto della risoluzione dell11 marzo e delle notizie raccolte in merito alla preparazione di altre risoluzioni ostili a Cuba. Tutto ciò dimostra ancora una volta la politica dei due pesi e due misure della UE sempre schierata con gli interessi USA e contro lautodeterminazione dei popoli, evidenziando sempre più il carattere imperialista e neoliberista di questa costruzione europea dei grandi potentati politico-economico-finanziari.

Con tutti gli eurodeputati abbiamo parlato su come, insieme, si possa cercare di far diventare la nostra solidarietà sempre più concreta e incisiva a sostegno della Rivoluzione cubana. Le associazioni hanno invitato il Parlamento Europeo ad occuparsi della crisi economica, dei disoccupati e dei precari in Europa piuttosto che della situazione interna a Cuba. Le associazioni italiane hanno chiesto di poter essere ascoltate in una audizione della commissione che si occupa della democrazia nel Parlamento Europeo per potersi confrontare in un dibattito sostanziale e non strumentale sulle forme democratiche di partecipazione nei vari paesi. . Limpegno è stato quello di cercare di costruire una sempre più forte rete di solidarietà europea con Cuba, sia sociale che istituzionale, per dimostrare che i popoli europei stanno con Cuba e non con i voleri di Washington

Lunica nota negativa che vogliamo evidenziare, è stata la totale assenza degli europarlamentari italiani che hanno, anche in questo caso, dimostrato la loro insensibilità, e contrarietà, nei confronti di Cuba e, soprattutto, con le associazioni e le organizzazioni italiane che scelgono il terreno della lotta per esprimere la loro solidarietà militante al popolo , al governo e al Partito Comunista cubani .

Gli Organizzatori e Promotori:
Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Nuestra America (membro della Rete delle Reti in Difesa dellUmanità)
Associazione La Villetta per Cuba

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martedì 27 aprile 2010

( BOLOGNA): 25 APRILE DEGLI INQUILINI RESITENTI


E’ STATO REQUISITO IN VIA LEGNANO (QUARTIERE BORGO PANIGALE) UN EDIFICIO SFITTO DA ANNI: QUESTA REQUISIZIONE POPOLARE E’ UNA FORMA DI RIAPROPRIAZIONE DELLA COSA PUBBLICA DA PARTE DEGLI INQUILINI RESISTENTI, CHE CHIEDONO ALLOGGI PER CONTRASTARE L’EMERGENZA ABITATIVA.
I PADRONI, LE BANCHE E LA POLITICA VOGLIONO FAR PAGARE LA CRISI ALLE CLASSI POPOLARI, E SPECULARE SULL’EMERGENZA ABITATIVA, FOMENTANO LA GUERRA TRA POVERI, MENTRE LORO VIVONO TRANQUILLAMENTE NELLE VILLE SUI COLLI BOLOGNESI. SI REGALANO SOLDI AI GRANDI COSTRUTTORI E ALLE BANCHE MENTRE SI SVENDE QUELLO CHE RIMANE DELL’EDILIZIA PUBBLICA. GLI INQUILINI RESISTENTI DI VIA LEGNANO SONO OPERAI, PRECARI., DISOCCUPATI CHE RESISTONO E NON VOGLIONO PAGARE LA CRISI. UOMINI E DONNE CHE HANNO PERSO LA CASA PER COLPA DI AFFITTI E MUTUI INSOSTENIBILI, SOTTO SFRATTO, IN ATTESA DA ANNI PER LA CASA POPOLARE. LE LORO RICHIESTE SONO SEMPLICI: BLOCCO DEGLI SFRATTI, REQUISIZIONE CASE SFITTE, CASE POPOLARI E SOSTEGNO AL MUTUO PRIMA CASA.
CHIEDIAMO A TUTTA LA CITTADINANZA DI SOLIDARIZZARE CON L’OCCUPAZIONE POPOLARE.

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lunedì 26 aprile 2010

25 aprile: Gli antifascisti sbarrano il passo all'ipocrisia nelle piazze a Roma e a Milano



da contropiano

Giornata contrassegnata dalle contestazioni quella di ieri: a Roma i manifestanti riuniti a Porta San Paolo, luogo storico della resistenza romana contro fascisti e nazisti, hanno bersagliato con limoni e oggetti vari la governatrice del Lazio Renata Polverini, accusata di essere contigua con gli ambienti neofascisti responsabili negli ultimi mesi di numerose aggressioni e violenze. La governatrice del Pdl e il presidente della Provincia di Roma, l’esponente del PD Nicola Zingaretti, non hanno neanche iniziato il loro intervento e hanno abbandonato la piazza. Contestato gruppo che faceva apologia del sionismo. I manifestanti, riuniti sotto il palco a Porta San Paolo in occasione della celebrazione della giornata di liberazione dal nazifascismo, hanno fischiato e contestato un gruppo di appartenenti all’Associazione Romana Amici d’Israele, che, accompagnati dalla deputata del PdL Fiamma Nirenstein, si erano avvicinati per distribuire un volantino in cui, a nome della Brigata Ebraica, rivendicavano il contributo del sionismo e rinnovavano la solidarietà a Israele. Gli antifascisti, convenuti per commemorare la lotta di liberazione dall’occupante nazifascista, hanno scandito slogans ricordando che Israele è lo stato che da oltre sessant’anni occupa i territori del popolo palestinese e lo sottopone a massacri, espulsioni e regime di apartheid. La Digos ha annunciato nel pomeriggio di ieri di aver identificato e denunciato due giovani dell'area dei centri sociali. Nella mattinata di ieri Polizia e Digos hanno bloccato e identificato, in viale 21 aprile, 17 persone mentre si apprestavano a iniziare l’attacchinaggio di circa 4000 manifesti inneggianti al fascismo e con l’effige di Benito Mussolini. Tra questi un trentenne esponente di Forza Nuova già denunciato in passato per aver partecipato ad aggressioni e pestaggi ai danni di giovani e studenti di sinistra.

Contestazioni anche a Milano nel pomeriggio contro la partecipazione al corteo del 25 aprile del sindaco Letizia Moratti e del presidente della provincia Podestà, bersagliati da slogan contro il fascismo. Anche in Piazza del Duomo la contestazione è continuata ed è salita di tono con alcuni centri sociali che hanno cercato di avvicinarsi al palco ufficiale con il loro camion da cui lanciavano slogan contro la partecipazione di esponenti della destra alle celebrazioni della liberazione. Contro le contestazioni il Pd si unisce al PDL nel chiedere mano ferma contro i responsabili: il partito di Bersani ha addirittura annunciato interrogazioni al ministro dell'Interno Roberto Maroni per aver permesso che i contestatori si avvicinassero al palco di piazza Duomo. Anche il segretario della Camera del lavoro della città lombarda, della Cgil, contesta quello che chiama il lassismo della polizia. Il centro sociale il Cantiere, messo sotto accusa per la contestazione di ieri a Milano, esprime 'rispetto' per l'associazione partigiani e per i reduci ma chiede spiegazioni all'Anpi per la presenza sul palco del 25 aprile di ''chi finanzia le iniziative dei nazifascisti oggi''. I militanti del centro sociale hanno spiegato di riferirsi in particolare alla settimana di eventi dell’estrema destra 'finanziata dagli enti locali milanesi'. 'Abbiamo sempre avuto e ribadiamo il nostro rispetto per quanto Anpi e reduci hanno subito durante il nazifascismo e per quanto hanno fatto per combatterlo - hanno detto al termine della manifestazione - ma vorremmo ci fosse rispetto anche per i giovani antifascisti milanesi''.

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mercoledì 14 aprile 2010

L'8 per mille alla chiesa cattolica?

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lunedì 12 aprile 2010

BOLOGNA: continua la tendopoli degli inquilini resistenti


E’ ormai da 6 giorni che esiste una tendopoli davanti al Comune di Bologna
in piazza Liber Paradisus portata avanti da chi ha il problema casa perché
non riesce più a pagare un affitto.
Stiamo parlando di famiglie di lavoratori che per colpa della crisi hanno
perso il lavoro o sono andati in cassa integrazione e sono entrati in
emergenza abitativa.
E’ la condizione di migliaia di famiglie sul territorio bolognese.
Di fronte a tutto questo le amministrazioni sia sul piano comunale che
regionale non stanno intervenendo e la situazione di emergenza cresce ogni
giorno, a causa dell’aumento degli sfratti per morosità.
L’emergenza abitativa deve essere risolta e non deve essere ne trattata
come un problema di ordine pubblico ne ignorata.
La tendopoli continua e una delegazione degli inquilini resistenti è oggi
davanti alla RAI Regionale per denunciare il silenzio stampa che è stato
tenuto dai maggiori organi di informazione in questi giorni.
Le aziende che chiudono, il disagio abitativo, l’aumento della precarietà
sociale fanno meno notizia di veline, nani e cocaina. Si parla della
precarietà sociale e di chi la subisce solo in termini di elemosina. La
censura è stata utilizzata contro l’informazione in periodo pre-elettorale,
questa stessa censura non deve oggi essere utilizzata contro chi resiste
alla crisi, lottando per ottenere una vita dignitosa e diritti sociali.
Gli inquilini resistenti solidarizzano con la lotta degli operai della
Fini compressori, che oggi stanno bloccando i cancelli della fabbrica con
cassonetti. Anche davanti alla fabbrica della Fini si sta pensando di
attrezzare una tendopoli.
La lotta degli operai è la stessa degli inquilini resistenti: per il
diritto al lavoro, alla casa, al reddito!.

Per il blocco degli sfratti
Per la requisizione delle case sfitte
Per le case popolari
Per la tutela degli insolventi al mutuo prima casa

Bologna Prende Casa
ASIA-RdB

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[11/4/2010] Afghanistan, fermati a Lashkargah tre operatori italiani di Emergency


Sono accusati di coinvolgimento in un complotto per uccidere il governatore dell'Helmand. Emergency: "Accusa ridicola"

Tre operatori italiani dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sono stati fermati dalle forze di sicurezza afgane e dalle truppe britanniche Isaf (entrate armate nell'ospedale: VIDEO) con l'accusa di coinvolgimento in un complotto per organizzare attentati suicidi e per assassinare il governatore locale, Gulab Mangal. I tre italiani sono Marco Garatti, coordinatore medico del progetto di Emergency in Afghanistan, Matteo Dell'Aira, infermiere capo dell'ospedale di Lashkargah, e Matteo Pagani, logista dello stesso ospedale. Assieme a loro sono stati fermati altri sei dipendenti afgani dell'ospedale. Secondo Daud Ahmadi, portavoce del governatore di Helmand, le forze di sicurezza che hanno fatto irruzione nell'ospedale di Emergency hanno trovato nel magazzino dell'ospedale giubbotti esplosivi, granate e armi da fuoco. Non si sa dove i nove fermati siano detenuti. La sede milanese dell'ong non e' ancora riuscita a parlare con loro.

La reazione di Emergency. "Quando abbiamo provato a chiamare il telefono di uno dei nostri operatori - ha dichiarato Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency - ha risposto un uomo che si e' qualificato come appartenente alle 'forze britanniche Isaf', ci ha assicurato che gli italiani erano con lui e stavano bene, ma non ce li ha passati". "L'accusa di un qualsiasi complotto o del favoreggiamento di qualsiasi azione violenta è assolutamente ridicola", ha detto Notarianni. "Chiunque, qualsiasi afghano medio, ridirebbe del fatto che qualunque membro dello staff di Emergency possa complottare alcunché. Dal ministro Frattini ci aspettiamo che faccia immediatamente rilasciare i nostri medici e che esiga che la situazione torni alla normalità. L'ospedale di Lashkargah opera in una situazione difficile nella provincia di Helmand è in corso da settimane un'operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso". La Farnesina, dal canto suo, "ribadisce la linea di assoluto rigore del governo italiano contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo in Afghanistan, così come altrove" e che "i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile ne' direttamente ne' indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana".

La parole di Gino Strada. Per Gino Strada, fondatore di Emergency, "Le accuse mi sembrano delle assurdità talmente grosse da non prenderle in considerazione. Mi auguro che nessuna anima bella le prenda in considerazione: e' come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa, e mi scuso con il mio amico per questo esempio. È vero - continua Strada - che il progetto che Emergency sta portando avanti in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione, ma ha ricevuto la 'conformità' del ministero degli Esteri, termine tecnico per dire che la Farnesina riconosce quel progetto e lo avalla, quindi non è vero che si possono tirare fuori". Sulle armi rinvenute nell'ospedale, Strada ha detto: "Non posso escluderlo, come non posso escludere che qualcuno possa entrare con una pistola in qualunque ospedale italiano". "Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo di quanto fanno le forze di occupazione e una specie di governo ai danni della popolazione", continua Strada. "Siamo scomodi perché' abbiamo denunciato che veniva addirittura impedito di assistere i civili feriti nella recente campagna di attacchi dove bambini e donne sono stati colpiti duramente. Sono in molti in questa zona a partecipare all'occupazione militare, fra cui gli italiani".

Enrico Piovesana per Peace Reporter

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venerdì 9 aprile 2010

[BOLOGNA]: APPELLO DALLA TENDOPOLI DEGLI INQUILINI RESISTENTI


E’ iniziato il presidio permanente E’ iniziato il presidio permanente degli inquilini resistenti, sotto il comune in piazza liber paradisus, si sta allestendo una tendopoli. Il presidio non verrà rimosso e si chiede a tutti/e i cittadini e lavoratori solidali con la lotta dei movimento per il diritto alla casa di venire al presidio permanente in piazza liber paradisus. AS.I.A.-RdB BOLOGNA PRENDE CASA

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martedì 6 aprile 2010

CUBA: un nuovo attacco dall'Unione Europea


Il discorso del presidente cubano, Raúl Castro, nella clausura la domenica dell'IX Congresso dell'Unione di Giovani Comunisti nel Palazzo di Convenzioni di L’’Avana il 4 aprile scorso.
Delegati e invitati,

Il nostro è stato un buon Congresso, infatti, lo stesso ha incominciato nell’ottobre dell’anno scorso con le riunioni libere alle quali hanno partecipato centinaia di migliaia di giovani, poi ha continuato con le assemblee di rendiconto delle organizzazioni di base e dei comitati municipali e provinciali, laddove hanno presso forma gli accordi adottati in queste sessioni finali.

Se una cosa è stata abbondante nei più di cinque anni trascorsi dal momento in cui Fidel ha chiuso il VIII Congresso dell’Unione di Giovani Comunisti, in data 5 dicembre 2004, è stato proprio il lavoro e le sfide.

Questo Congress
o si tiene in mezzo ad una delle più feroci ed ordite campagne mediatiche contro la Rivoluzione Cubana lungo i suoi 50 anni di vita, tema che, per forza, affronterò più avanti.

Anche se non ho potuto partecipare alle assemblee precongressuali, sono stato, tuttavia, informato in merito. Conosco che si è parlato poco della possibilità di centrarsi nei problemi, guardandosi internamente e senza usare più tempo del necessario per valutare i fattori esterni. Questo è lo stile che deve contraddistinguere permanentemente il lavoro dell’Unione dei Giovani Comunisti, davanti a coloro che si dedicano a cercare la pagliuzza nell’occhio estraneo invece di consacrarsi a quello che gli spetta.

E’ stato soddisfacente ascoltare ai giovani che lavorano nella produzione spiegare con orgoglio e parole semplici il lavoro che svolgono, senza appena menzionare difficoltà materiali e ostacoli burocratici che gli c
olpiscono.

Molte delle insufficienze esaminate non sono nuove, esse hanno scortato l’organizzazione da molto tempo, a proposito di esse, i congressi precedenti hanno adottato i relativi accordi e tuttavia si ripetono in maggior o minor misura, il che è una dimostrazione dell’insufficiente sistematicità e rigore nel controllo del loro adempimento.

A questo punto occorre ripetere qualcosa sulla quale hanno insistito i compagni Machado e Lazo, che hanno presieduto numerose assemblee: il Partito è anche responsabile d’ogni insufficienza del lavoro dell’Unione dei Giovani Comunisti, soprattutto dei problemi nella politica di quadri.

Non dobbiamo permettere che, ancora una volta, i documenti approvati diventino lettera morta oppure che siano
dimenticati nei cassetti a modo di memorie. Loro devono essere la guida per l’azione di tutti i giorni a livello dell'Ufficio Nazionale e dei singoli militanti. La sostanza è stata ormai concordata da voi, e adesso occorre lavorare.

Alcuni sono molto critici nel riferirsi alla gioventù d'oggi e dimenticano che anche loro sono stati una volta dei giovani. Sarebbe illusorio pretendere che i Giovani d’oggi siano come quelli di altre epoche, un saggio adagio dice: gli uomini somigliano di più il loro tempo dei loro genitori.

I giovani cubani sono stati sempre disposti a fare fronte alle sfide e così l’hanno dimostrato nel lavoro per risanare i danni cagionati dagli uragani, nella lotta contro le provocazioni del nemico e nella difesa, potrei menzionare tanti altri.

La media d’età dei delegati al Congresso è di 28 anni, quindi, tutti hanno vissuto gli anni difficili del periodo speciale e hanno partecipato agli sforzi del nostro popolo per preservare i successi del socialismo in mezzo ad una situazione economica molto complessa.

E’ importante che l'avanguardia della gioventù sia al corrente della realtà economica, quindi, la Commissione dell’Ufficio Politico, considerando l’esperienza positiva dell’esame fatto in merito dai Deputati dell’Assemblea Nazionale, ha deciso di fornire alle assemblee municipali dell’Unione dei Giovani Comunisti un’informazione che descrive, con crudezza, la situazione attuale e le prospettive in questa materia, informazione che è stata ricevuta da oltre 30 mila giovani militanti, così come dai principali dirigenti del partito, delle organizzazioni di massa e dirigenti ai diversi livelli.

La battaglia economica è oggi, più che mai, il compito principale ed il centro del lavoro ideologico dei quadri, perché da essa dipende la sostenibilità e la preservazione del nostro sistema sociale.

Senza un’economia solida e dinamica, senza l’eliminazione delle spese inutili ed lo spreco, non si potrebbe andare avanti nell’elevazione del livello di vita della popolazione, né sarebbe possibile mantenere e affinare gli elevati livelli raggiunti in materia d’istruzione e di salute che gratuitamente sono alla portata di tutti i cittadini.

Senza un’agricoltura solida ed efficiente, sviluppata con le risorse di cui disponiamo, senza sognare con i grande stanziamenti di altri tempi, non possiamo aspirare a sostenere ed elevare l’alimentazione della popolazione, che dipende ancora in grande misura dell’importazioni di prodotti che possono essere fabbricati a Cuba.

Senza che le persone avranno bisogno di lavorare per vivere, tutelate dai regolamenti statali assai paternalisti ed irrazionali, mai incoraggeremo l’amore per il lavoro, né daremo soluzioni all’assenza cronica di lavoratori edili, operai agricoli e industriali, insegnanti, poliziotti ed altri mestieri indispensabili che progressivamente scompaiono.

Senza la conformazione di un fermo e sistematico rifiuto sociale alle illegalità e le diverse manifestazioni di corruzione, continueranno non pochi, arricchiti a costo del sudore della maggioranza, diffondendo attitudini che attaccano direttamente l’essenza del socialismo.

Se manteniamo gli organici gonfiati in quasi tutti gli ambiti del daffare nazionale e paghiamo salari che non corrispondono con i risultati, elevando la massa di denaro in circolazione, non possiamo pensare che i prezzi fermino la loro salita continua, deteriorando il potere d’acquisto della popolazione. Sappiamo che ci sono centinaia di migliaia di lavoratori eccedenti nei settori non autosufficienti ed imprenditoriale; alcuni esperti stimano che l’eccesso di posti di lavori oltrepassa il milione di persone e questo e questa è una questione molto sensibili che dobbiamo affrontare con fermezza e senso politico.

La Rivoluzione non abbandonerà nessuno, lotterà per la creazione delle condizioni perché tutti i cubani abbiano impieghi degni, ma non si tratta che lo Stato si occuperà di sistemare a ciascuno dopo varie offerte di lavoro. I più interessati a trovare un lavoro socialmente utile devono essere i propri cittadini.

Dunque, continuare spendendo al di sopra delle entrate equivale a mangiarci il futuro ed a mettere a rischio la sopravvivenza della propria Rivoluzione.

Affrontiamo realtà per niente piacevole, tuttavia non ne chiudiamo gli occhi. Siamo convinti che occorre rompere dogma e assumiamo con fermezza e fiducia l’aggiornamento, già in moto, del nostro modello economico, allo scopo di gettare la basi dell’irreversibilità e dello sviluppo del socialismo cubano, che sappiamo che costituisce la garanzia dell’indipendenza e della sovranità nazionale.

Non ignoro che alcuni compagni a volti disperano, desiderando cambi immediati in svariate sfere. Naturalmente parlo adesso a coloro che lo fanno senza l’intenzione di prestarsi al gioco del nemico. Siamo consapevoli delle inquietudini che, in linea di massima emanano dall'ignoranza della dimensione del compito che abbiamo di fronte a noi, della profondità e della complessità delle interrelazioni tra i diversi fattori del funzionamento della società che dovranno modificarsi.

Coloro che chiedono di andare avanti più rapidamente, devono tenere presente il rosario di questioni che stiamo studiando, dei quali gli ho menzionato alcuni oggi. Dobbiamo evitare che per fretta o improvvisazione, tentando di dare soluzione ad un problema, si provochi un altro maggiore. Nelle questioni d’importanza strategica per la vita di tutta la nazione, non possiamo lasciarci portare dalle emozioni ed agire senza l’integralità richiesta. E’ questa, come abbiamo già spiegato, l’unica ragione per la quale abbiamo deciso di posticipare alcuni mesi in più la tenuta del Congresso del Partito e la Conferenza Nazionale che lo precederà.

Questa è la maggior e più importante sfida che abbiamo di fronte a noi per assicurare la continuità dell’opera costruita in questi 50 anni e che la nostra gioventù ha assunto con totale responsabilità e convinzione. La parola d’ordine di questo Congresso è “Tutto per la Rivoluzione” e quello significa, innanzitutto, rinforzare e consolidare l’economia nazionale.

La gioventù cubana è richiamata a sostituire la generazione che ha iniziato la Rivoluzione e per condurre la gran forza delle masse ha bisogno di un’avanguardia che persuada e arruoli, a partire dell’autorità che emana dell’esempio personale, capeggiata dai dirigenti fermi, capaci e prestigiosi, veri e propri leader, che abbiano passato per l’insostituibile fucina della classe operaia, in seno alla quale si coltivano i valori più autentici di un rivoluzionario. La vita ci ha dimostrato con eloquenza il pericolo di violare tale principio.

Fidel l’ha espresso chiaramente nella chiusura del Secondo Congresso dell’Unione di Giovani Comunisti, il 4 aprile 1972: e cito:

"Nessuno imparerà a nuotare sulla terra, e nessuno camminerà sul mare. L’ambiente fa l’uomo, la propria vita, la propria attività fanno l'uomo”. E ha concluso:

“Impareremo a rispettare ciò che crea il lavoro, creando. Insegneremo a rispettare quei beni, insegnando a creare tali beni”.

Questa idea, pronunciata 38 anni fa e che sicuramente è stata acclamata a quel congresso, è un’altra prova palese delle questioni che decidiamo e che poi non compiamo.

Oggi più che mai ci occorrono quadri capaci di portare avanti un’opera ideologica effettiva, che non può essere dialogo di sordi né ripetizione meccanica di slogan, dirigente che espongano argomenti solidi, senza prendersi per i padroni assoluti della verità; che sappiano ascoltare, anche se non piacerà ciò che alcuni diranno; che valutino con mente aperta i criteri degli altri, ciò non esclude ribattere con argomenti ed energia quelli che siano inaccettabili.

Fomentare la discussione franca e non vedere nella diversità un problema ma la fonte delle migliori soluzioni. L’unanimità assoluta di solito è fittizia e quindi nociva. La contraddizione, quando è antagonista, come nel nostro caso, è motore dello sviluppo. Dobbiamo sopprimere, con tutta intenzione, tutto quanto alimenterà la simulazione e l'opportunismo. Imparare a affrontare in modo collegiato le opinioni, incoraggiare l’unità e rafforzare la direzione collettiva, sono tratti che devono caratterizzare i futuri dirigenti della Rivoluzione.

Giovani con l’attitudine e la capacità necessarie per assumere i compiti di direzione esistono lungo il paese. La sfida è di scoprirli, formarli e dargli progressivamente maggiore responsabilità. Le masse si occuperanno di confermare che la scelta è stata corretta.

Abbiamo notato che si continua ad andare avanti in quanto alla composizione etnica e il sesso. E’ una strada in cui non possiamo permetterci regressioni né superficialità e nella quale l'Unione di Giovani Comunisti deve lavorare permanentemente. Già che ci siamo, voglio insistere che è un altro degli accordi che abbiamo adottato, in questo caso 35 anni fa in occasione del Primo Congresso del Partito, e la cui realizzazione è stata trasferita dopo alla generazione spontanea e non abbiamo controllato opportunamente, essendo questo uno dei primi pronunciamenti di Fidel spesse volte, dal trionfo della Rivoluzione.

Come vi dicevo all’inizio, la tenuta di questo Congresso avviene contemporaneamente con una gigantesca campagna di discredito contro Cuba, organizzata, diretta e finanziata dai centri del potere imperiale negli Stati Uniti ed Europa, valendosi ipocritamente delle bandiere dei diritti umani.

Si è manipolata con cinismo e impudenza la morte di un condannato a privazione di libertà in 14 cause per delitti comuni, diventato per opera della menzogna ripetuta e il desiderio di ricevere appoggio economico dall'estero, in un “dissidente politico”, che è stato incoraggiato a mantenere uno sciopero di fame con domande assurde.

Malgrado gli sforzi dei nostri medici è deceduto, ciò che deploriamo al suo momento e denunciamo ai soli benefiziari di questo fatto, gli stessi che oggi incoraggiano ad altro individuo a continuare in attitudine simile di ricatto inaccettabile. Questo ultimo, nonostante tanta calunnia, non è in prigione, è una persona rimessa in libertà dopo avere scontato una pena per delitti comuni, particolarmente per aggredire e lesionare una donna, medico e direttrice di un ospedale, alla quale ha anche minacciato di morte, e successivamente ad un’anziana di circa 70 anni, alla quale si è dovuto rimuovere la milza. Così come nel caso precedente, si sta facendo il meglio per salvarle la vita, però se non cambia la sua attitudine autodistruttiva, sarà responsabile, assieme ai suoi sostenitori della fine che neppure desideriamo.

Fa schifo la doppia misura di coloro che in Europa stanno in complice silenzio di fronte alle torture nella cosiddetta guerra contro il terrorismo, che hanno permesso i voli clandestini della CIA che trasferivano prigionieri e che perfino hanno prestato il loro territorio per la creazione di carceri segrete.

Che cosa avrebbero detto se così come loro, avessimo violato le norme etiche e alimentato per forza a queste persone, come si fa solitamente, tra i numerosi centri di tortura, alla Base Navale di Guantánamo. A proposito, sono gli stessi che nei loro paesi, come fa vedere la TV quasi tutti i giorni, si servono della polizia a cavallo per opporsi ai manifestanti, bastonandoli e disperandoli gas lacrimogeni e perfino delle pallottole. Che cosa possiamo dire dei maltratti e umiliazioni che subiscono gli immigranti?

La gran stampa occidentale attacca non solo a Cuba, ma ha inaugurato anche una nuova modalità d’implacabile terrore mediatico contro i leader politici, intellettuali, artisti ed altre personalità che in tutto il pianeta alzano la loro voce contro la fallacia e l’ipocrisia e semplicemente valutano gli svenimenti in modo obiettivo.

Intanto, sembrerebbe che i portavoce della magnificata libertà di stampa hanno dimenticato che il blocco economico e commerciale contro Cuba e tutti i suoi inumani effetti sul nostro popolo, sono in vigore e s’inaspriscono; che l’attuale amministrazione degli Stati Uniti non ha smesso minimamente l’appoggio alla sovversione; che l’ingiusta, discriminatoria e interventista posizione comune dell’Unione Europea, sostenuta nel suo momento dal governo nordamericano e l’estrema destra spagnola, rimane in piede reclamando un cambio di regime nel nostro paese, o anche, la distruzione della Rivoluzione.

Più di mezzo secolo di combattimento permanente ha insegnato al nostro popolo che la vacillazione è sinonimo di sconfitta.

Non cederemo mai al ricatto, da nessun paese o insieme di nazioni anche se sono poderosi, ad ogni costo. Abbiamo il diritto a difenderci. Se quello che vogliono è metterci alle strette, devono sapere che supremo rifugiarci, in primo luogo nella verità e nei principi. Ancora una volta saremo fermi, calmi e pazienti. Ci sono molti gli esempi nella nostra storia!

Così hanno lottato i nostri eroici mambi nelle guerre per l’indipendenza del secolo XIX.

Così abbattemmo l’ultima offensiva di dieci mila soldati della tirannia solidamente armati, fronteggiati inizialmente da appena 200 combattenti ribelle che capeggiati direttamente dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, durante 75 giorni, dal 24 maggio al 6 agosto 1958, hanno portato avanti più di 100 azioni di combattimento, comprese quattro battaglie in un piccolo territorio di 650 -700 km2, cioè, una superficie minore di quella che occupa la Città di L’Avana. Questa gran Operazione ha deciso il corso della guerra e circa quattro mesi dopo avviene il trionfo della Rivoluzione, ciò che ha motivato il Comandante Ernesto Che Guevara a scrivere nel suo diario di guerra, e cito: “L’esercito di Batista è uscito con la spina dorsale rotta da questa ultima offensiva alla Sierra Maestra”. Fine della citazione.

Non ci intimidì nemmeno la flotta yankee di fronte alle coste di Baia dei Porci nel 1961. Sotto il loro naso annientammo il loro esercito mercenario, quella che ha costituto la prima sconfitta di un’avventura militare degli Stati Uniti in questo continente.

Così l’abbiamo fatto ancora una volta nel 1962 durante la Crisi dei Missili. Neanche un millimetro cediammo di fronte alle brutali minacce di un nemico che ci puntava con le sue armi nucleari e si disponeva invadere l’isola, no l’ha abbiamo fatto neanche qualora, negoziate alle nostre spalle le condizioni per risolvere la crisi, i dirigente dell’Unione Sovietica, il principale alleato in quella difficile situazione e di cui appoggio dipendeva il destino della Rivoluzione, in maniera rispettosa hanno tentato di convincerci per accettare l’ispezione al suolo patrio della raccolta del loro armamento nucleare e gli rispondemmo che di farlo, sarebbe a bordo delle loro navi in acque internazionali, però mai a Cuba.

Siamo sicuri che circostanze peggiori di quelle difficilmente si ripeteranno.

In epoca più recente, il popolo cubano ha dato una prova indimenticabile Della sua capacità di resistenza e fiducia in se stesso quando, come risultato della scomparsa del campo socialista e della disintegrazione dell’Unione Sovietica, Cuba ha subito la caduta del suo Prodotto Interno Lordo nel 35 %, la riduzione del commercio estero nel 85 %, la perdita dei mercati delle loro principali esportazioni, come lo zucchero, il nichel, gli agrumi ed altri, i cui prezzi sono caduti di metà, la scomparta dei crediti in condizioni favorevoli con la consequenziale interruzione di numerosi investimenti vitali come la prima Centrale nucleare e la Raffineria di Cienfuegos, il collasso del trasporto, le costruzioni e l’agricoltura nel sopprimersi all’improvviso la fornitura di ricambi per la tecnica, i fertilizzanti, mangimi e materie prime delle industrie, provocando la penalizzazione di centinaia di fabbriche ed il brusco deterioramento quantitativo e qualitativo dell’alimentazione del nostro popolo al di sotto della soglia di nutrizione raccomandata. Noi tutti abbiamo sofferto quelle calde estati degli anni 90 del secolo scorso, con stacchi d’elettricità di più di 12 ore al giorno a causa della mancanza di carburante per generare elettricità, e nel frattempo, decine di agenzie di stampa occidentali, alcune di loro senza dissimulare la loro gioia, inviavano corrispondenti a Cuba con l’intenzione di essere le prime a informare sulla sconfitta definitiva della Rivoluzione.

In mezzo a questa drammatica situazione, nessuno fu abbandonato alla sua sorte e si evidenziò la forza che emanò dall'unità del popolo, quando si difendono idee giuste ed un'opera costruita con tanto sacrificio. Solo un regime socialista, nonostante le sue insufficienze, è in grado di superare una simile prova.

Non ci tolgono, quindi, il sogno, le attuali scaramucce dell’offensiva della reazione internazionale, coordinata come di solito da coloro che non si rassegnano a capire che questo paese non sarà mai sottomesso, per nessuna via, preferiamo piuttosto scomparire, tal che lo dimostrammo nel 1962.

Soltanto 142 anni fa, il 10 ottobre 1868, ha dato inizio questa Rivoluzione, allora si lottava contro un decadente colonialismo europeo, sempre sotto il boicottaggio del nuovo imperialismo nordamericano che non desiderava la nostra indipendenza, finché il “frutto maturo” cadesse dalla “gravità geografica” nelle sue mani. Così avviene dopo più di 30 anni di guerre e di enormi sacrifici dal popolo cubano.

Adesso gli attori esterni hanno cambiato i loro ruoli. Da più di mezzo secolo fa ci aggredisce ed assedia continuamente l’ormai moderno e poderoso impero del pianeta, valendosi del boicottaggio che implica l'ingiuriosa Posizione Comune, che rimane invariabile grazie alle pressioni di alcuni paesi e forze politiche reazionarie dell'Unione Europea con diversi condizionamenti inaccettabili.

Ci chiediamo perché? e riteniamo che semplicemente, perché in sostanza, gli attori sono sempre gli stessi e non rinunciano alle loro vecchie aspirazioni di dominazione.

I giovani rivoluzionari cubani capiscono perfettamente che per preservare la Rivoluzione ed il Socialismo e continuare degni e liberi, hanno ancora molti anni di lotta e di sacrificio.

Al tempo stesso, sull’umanità pesano ancora colossali sfide che devono affrontare, in primo luogo, i giovani. Si tratta di difendere la sopravvivenza della specie umana, minacciata peri l cambio climatico che accelerato dai modelli irrazionali di produzione e consumo generati dal capitalismo.

Oggi siamo sette miliardi gli abitanti del pianeta. La metà di loro sono poveri, un miliardo e venti milioni patiscono la fame. Giova chiedersi cosa succederà nel 2050, quando la popolazione mondiale sia pari a nove miliardi e siano ancora più deteriorate le condizioni di esistenza sulla Terra.

La farsa con la quale ha finito l’ultimo vértice alla capitale di Danimarca, nel dicembre scorso, è una dimostrazione che il capitalismo con le sue cieche leggi di mercato non risolverà mai questo né tanti altri problemi. Soltanto la coscienza e la mobilitazione dei popoli, la volontà politica dei governi ed il progresso della conoscenza scientifica e tecnologica potranno impedire l’estinzione dell’uomo.

Per finire voglio dire che nell'aprile dell'anno prossimo si compierà mezzo secolo della proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione e della schiacciante vittoria sull’invasione a Baia dei Porci. Festeggeremo questo trascendentali evento in tutti gli angoli del paese, da Baracoa dove hanno tentato di sbarcare un battaglione, fino all’estremo occidentale della nazione e alla capitale, faremo una grande Marcia popolare ed una rivista militare, attività nelle quali i protagonisti principali saranno i lavoratori, intellettuali ed i giovani.

Fra poco, il Primo Maggio, il nostro popolo rivoluzionario, lungo il paese, nelle strade e piazze pubbliche che gli appartengono da diritto, darà altra risposta decisiva a questo nuovo aumento delle aggressioni.

Cuba non ha paura della menzogna né si inginocchia davanti a pressioni, condizionamenti o imposizioni, non importa da dove vengano, si difende con la verità, che sempre, prima o poi, s’impone.

Quarantotto anni fa, un giorno come oggi, è nata l'Unione di Giovani Comunisti. Quello storico 4 aprile 1962 Fidel affermò: “Credere ai giovani è vedere in loro, oltre all'entusiasmo, capacità; oltre all'energia, responsabilità, oltre alla gioventù, purezza, eroismo, carattere, volontà, amore alla patria, fede nella patria!, amore alla Rivoluzione, fede nella Rivoluzione, fiducia in se stessi!, convinzione profonda che la gioventù può, che la gioventù è capace, convinzione profonda che sulle spalle della gioventù si possono depositare grandi compiti”, ha concluso.

Ieri è stato così, cosi è oggi e così sarà in futuro.

Vi ringrazio.

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