domenica 28 febbraio 2010

[Roma 27/2/2010] Attivisti per il diritto alla casa occupano il colosseo


Da ASIA RDB
ROMA: ANCORA SUI TETTI. ORE 13.30 I SENZA CASA OCCUPANO ANCHE IL PRIMO ANELLO DEL COLOSSEO!

Alle 13.30, in due punti diversi, le famiglie sgomberate dalla ex scuola Tommaso Grossi, hanno occupato il primo anello del Colosseo. Circa dieci persone hanno aperto due striscioni con su scritto: “1 casa una vita” e “mentre il Piano Casa…va piano le nostre vite scorrono veloci”.

Dopo la manifestazione di giovedì in Campidoglio, in occasione dell’apertura del dibattito sul “piano casa” comunale e le mancate risposte alle richieste dei movimenti per il diritto all’abitare, l’iniziativa di oggi intende rilanciare la necessità di un incontro con il Sindaco prima del voto in aula lunedì prossimo.

Gli occupanti del Colosseo e quelli sulla cupola di Madonna di Loreto chiedono ai movimenti di non mollare ed è per questo che oltre a sostenere le iniziative di questi giorni, rilanciamo l’appuntamento per lunedì 1 marzo alle 15 sulla piazza del Campidoglio.

Roma, 27 febbraio 2010 Movimenti per il diritto all’abitare

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[Pisa 27/2/2010] Manifestazione della comunità kurda contro la repressione

In seguito all'operazione repressiva che il giorno 26 ha portato a numerose perquisizioni di compagni kurdi in diverse città italiane ed il fermo di alcuni di loro (ad oggi 4 compagni sono ancora trattenuti, mentre altri sono stati rilasciati) la comunità kurda, ha risposto con una manifestazione pubblica che ha attraversato le strade di Pisa con slogan, bandiere e striscioni.
Rosso Controinformazione esprime forte solidarietà e vicinanza alla comunità kurda e chiede la liberazione dei compagni ancora trattenuti.
BERXWEDAN JIYANE !!! APO BIJI SEROK!!!

Comunicato delle comunità kurde in Italia da kurdistan.it

COMUNICATO STAMPA

La Turchia ha avviato una campagna di criminalizzazione della popolazione kurda in Europa e di tutte le sue espressione associative che promuovono eventi e manifestazioni di carattere sociale e culturale.Riteniamo che l’operazione di polizia di questa mattina, che ha portato al fermo di diverse persone, rientri in quest’ottica e che l’unico obbiettivo che si tenta di perseguire attraverso ciò, non sia altro che attaccare con forza il diritto del popolo kurdo di auto-organizzarsi e di rendere ancora più difficile la vita di una popolazione che è stata obbligata con la forza a lasciare il proprio paese.Riteniamo che questo atteggiamento, parallelo a quello che ha portato in Turchia all’arresto di oltre 1500 tra sindaci, amministratori locali, rappresentanti politici, sindacali e della società civile kurda, sia un ostacolo serio allo sviluppo di una dialettica democratica e dia forza esclusivamente al partito della guerra che, in Turchia, vede la vera minaccia alla sua esistenza nella pace e nel dialogo.Dalle prime informazioni trapelate dalla stampa viene affermato che, in Italia, non sarebbero state trovate armi ed allora sembra divenire anche un crimine il solo incontrarsi per discutere di cultura, politica o delle condizioni socio economiche del popolo kurdo in Europa ed in Kurdistan.La comunità kurda, che in Italia persegue esclusivamente un disegno di promozione sociale e proprio miglioramento economico, non ha nessun interesse, tantomeno nessuna intenzione, di creare delle minacce per la Turchia e si batte per la convivenza civile e pacifica delle due popolazioni e perché possa essere raggiunta una soluzione equa e democratica della questione kurda in Turchia.Siamo comunque fiduciosi nel lavoro della magistratura italiana e speriamo che questa situazione possa essere presto risolta in maniera positiva senza discriminare ulteriormente il popolo kurdo.Tale operazione, inoltre, rende assai più difficile l’attività solidaristica di tutte quelle organizzazioni non governative ed associazioni che si battono per la pace in Turchia ed in tutto il Medio oriente.Chiediamo alla società civile italiana ed alla opinione pubblica di agire per far si che i diritti fondamentali del popolo kurdo vengano rispettati. Il popolo kurdo è costretto a vivere in esilio a causa di una guerra, scatenata dalla Turchia contro la popolazione civile kurda e che, con la scusa della lotta al terrorismo ha portato, sino ad oggi, alla distruzione di oltre 4500 villaggi ed all’esodo di circa 5 milioni di profughi.Speriamo che, almeno l’Europa, possa garantire il diritto del popolo kurdo all’esistenza e ad un futuro di libertà. Le comunità kurde in Italia Tale operazione, inoltre, rende assai più difficile l’attività solidaristica di tutte quelle organizzazioni non governative ed associazioni che si battono per la pace in Turchia ed in tutto il Medio oriente. Chiediamo alla società civile italiana ed alla opinione pubblica di agire per far si che i diritti fondamentali del popolo kurdo vengano rispettati. Il popolo kurdo è costretto a vivere in esilio a causa di una guerra, scatenata dalla Turchia contro la popolazione civile kurda e che, con la scusa della lotta al terrorismo ha portato, sino ad oggi, alla distruzione di oltre 4500 villaggi ed all’esodo di circa 5 milioni di profughi. Speriamo che, almeno l’Europa, possa garantire il diritto del popolo kurdo all’esistenza e ad un futuro di libertà. Le comunità kurde in Italia

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[Ortona 25/2/2010] Operai Samputensili bloccano casello a14

Da C6 Tv

Ortona (Chieti). Continua la lotta dei lavoratori della SampUtensili (gruppo Maccaferri) dopo l'annunciata chiusura dello stabilimento da parte dei vertici aziendali. Bloccata l'A14, al casello di Ortona. E il 3 marzo incontro al ministero delle Attivita' produttive. Servizio di Serena Giannico per Abruzzolive.tv.

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giovedì 25 febbraio 2010

[Atene 24/2/2010] Scontri durante lo sciopero generale in Grecia


Da Infoaut

Scontri ad Atene durante lo sciopero contro Papandreu
I lavoratori greci hanno oggi paralizzato il paese con uno sciopero generale contro il piano di austerità del governo socialista di George Papandreou che riduce i salari, aumenta le tasse e minaccia le pensioni.
Mentre una missione congiunta Ue-Fmi ha cominciato a verificare se non occorrano "ulteriori tagli" alla spesa pubblica per far fronte alla crisi e Standard & Poor’s avverte che c’è la possibilità di un altro «taglio del rating nel giro di un mese», decine di migliaia di manifestanti hanno invaso Atene, Salonicco e le altre città al grido di «Non vogliamo pagare noi per questa crisi».
Lo sciopero di oggi ha fermato aerei, treni, navi, scuole, uffici, banche, ospedali, tribunali e provocato un black out informativo. La Borsa e molti negozi sono rimasti aperti e gli autobus urbani solo parzialmente coinvolti per consentire ai manifestanti di raggiungere i posti di raduno, ma le marce hanno fatto il resto.
Forti gli scontri tra le componenti più giovani e la polizia: i manifestanti hanno colpito banche e supermarket e poi attaccato a colpi di pietre gli agenti che sono intervenuti con i gas lacrimogeni.

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martedì 23 febbraio 2010

BOLOGNA: UNA SETTIMANA PER IL DIRITTO ALLA CASA


Il movimento di lotta per la casa ha occupato in via San Vitale n.69 un ex
studentato di proprietà comunale, 15 appartamenti con una capienza di 40-50
posti. Dopo l'occupazione di via del vivaio, dimostriamo ancora una volte
come non si valorizzi il patrimonio pubblico rispetto all'emergenza
abitativa dalla periferia al centro cittadino.


Dopo l'isedimaneto del nuovo commissario prefettizio Cancellieri, è stato raggiunto l'accordo per un incontro in data lunedì 22 febbraio, in prefettura per discutere di soluzioni concrete all'emergenza abitativa. Dopo la mobilitazione di via del Vivaio, ricordiamo che erano mesi che i movimenti di lotta per la casa avevano richiesto un incontro con le istituzioni per intervenire rispetto alle urgenze: sfratti e morosità.
Il movimento di lotta per la casa rilancia la mobilitazione locale e
regionale: per il lavoro, il reddito, i diritti, per la casa popolare.


Associazione Inquilini e Assegnatari (AS.I.A.-RdB)
Bologna Prende Casa
PER TUTTE LE INFORMAZIONI E I COMUNICATI STAMPA, CRONACA DI UNA SETTIMANA PER IL DIRITTO ALLA CASA: http://asia.rdbcub.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=22976&cHash=8d7a1eea51&MP=63-875

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[torino 23/2/2010] Azione repressiva contro Radio Blackout

Questa mattina si è svolta una azione repressiva contro i compagni di Radio Blackout e dell'assemblea antirazzista torinese. Sono state effettuate 23 perquisizioni, tre persone sono state arrestate, tre sono ai domiciliari; importanti attrezzature informatiche di Radio Blackout sono state sequestrate. Alla base dell'inchiesta, iol tentativo di mettere a tacere la voce resistente di Radio Blackout e la sua azione antirazzista. Solidarietà con i compagni arrestati e perquisiti. Solidarietà a RadioBlackout.

Riportiamo di seguito il comunicato della redazione di Radio Blackout

Radio Blackout sotto attacco!
Nel pieno della campagna spegni la censura, accendi blackout!, ad un mese dalla scadenza prevista del contratto d'affitto con cui Chiamparino cerca di mettere a tacere una storica voce libera e indipendente della città, Radio Blackout subisce questa mattina un nuovo attacco censorio e intimidatorio. Con la scusa di un'operazione di polizia inconsistente, volta a criminalizzare l'Assemblea Antirazzista Torinese, che da mesi organizza appuntamenti pubblici di protesta contro l'orrore dei centri di identificazione ed espulsione, la radio viene di fatto sequestrata per più di 6 ore, impedendoci di andare in onda con il nostro consueto palinsesto di quotidiana contro-informazione. Per più di un'ora è stato anche staccato il segnale radio. Messi sotto sequestro apparecchiature informatiche fondamentali per la quotidiana attività della radio. La nuova grande operazione, fatta di 23 perquisizioni, 3 arresti cautelari in carcere e altre 3 custodie ai domiciliari è costruita, ancora una volta, su reati di scarsissima rilevanza penale: insulti, reati contro il patrimonio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e una generica associazione a delinquere. Tre dei colpiti da questi provvedimenti sono nostri redattori.

A ordire la trama contro i nemici pubblici, il sostituto Pm Andrea Padalino, già salito agli onori delle cronache per la proposta razzista di rendere obbligatorie le impronte digitali per gli/le immigrati/e. Radio Blackout non si è mai sottratta dal denunciare pubblicamente con la propria attività informativa le ossessioni xenofobe di questo pubblico ministero. Non ci stupisce che con la dilatata perquisizione mattutina della nostra sede (e con loperazione tutta) il Pm in odore di carriera cerchi anche una personale vendetta. L'indagine si sgonfierà presto, il tutto si risolverà ancora una volta in un nulla di fatto. Ma intanto, attraverso la scusa di misure cautelari, simprigionano e zittiscono le voci scomode.

Per parte nostra diamo tutta la nostra solidarietà agli arresati e denunciati. Come mezzo di comunicazione libero e indipendente denunciamo la pretestuosità di un attacco che giudichiamo censorio e intimidatorio. Un attacco che, guarda caso, cade in un momento particolare della vita di Radio blackout e della stessa città di Torino. Mentre si preparano le elezioni regionali e l'ostensione della sindone, le contraddizioni che attraversano la città e il territorio circostante restano tutte aperte: crisi, disoccupazione,casse integrazione che volgono al termine, lopposizione popolare all'Alta Velocità, le ribellioni dentro i Cie, il massacro della scuola pubblica. Si cerca insomma di normalizzare una delle poche voci libere della città. Ma Radio Blackout non si fa intimidire e rilancia: la data di scadenza sul tappo continuiamo a non vederla: Spegni la censura, accendi Blackout!

La redazione di Radio Blackout
www.radioblackout.org
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domenica 21 febbraio 2010

22 Febbraio 1980 -22 Febbraio 2010: un'idea non muore, VALERIO VIVE!

Da Infoaut
Roma ricorda Valerio Verbano, compagno del movimento, ucciso dai fascisti
antifascismo

"Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua". 2000 compagn* sfilano dietro lo striscione che apriva il corteo in ricordo dei trent'anni dall'uccisione di Valerio Verbano, giovane antifascista, militante di Autonomia Operaia, ucciso davanti ai genitori il 22 febbraio 1980 nella sua abitazione a Roma. Un omicidio che ancora presenta dei lati oscuri anche se non ci sono dubbi sulla sua matrice fascista. A tenere aperta la ricerca di una verità definitiva la madre Carla Verbano.

Roma, quartiere Montesacro, il 22 febbraio di trent'anni fa in questa zona nel quadrante est della capitale, veniva ucciso Valerio Verbano. L'episodio, per le sue modalità di svolgimento, l'assassinio a freddo davanti ai genitori immobilizzati, e i sui autori, i Nar, ancora oggi segna il tessuto e la memoria della città.
La memoria però anche quest'anno è stata tenuta viva da un corteo che si è snodato lungo le strade del quartiere aperto dallo striscione “«Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua”. Circa 2000 giovani dei centri sociali, dei collettivi e studenti hanno dato vita ad una manifestazione che si è conclusa a Piazza Sempione dove è stato allestito un palco per i concerti, fra gli altri, di 99 Posse e Assalti Frontali.

Un'idea non muore: Valerio Verbano vive! [1993]

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sabato 20 febbraio 2010

[Milano 20/2/2010] Corteo Nazionale" Tanti Popoli un Unica lotta" per la libertà, l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli

Video da Slaicobas Cremona

Da contropiano

Milano. Manifestazione internazionalista al fianco dei popoli basco, palestinese e curdo
A conclusione della settimana internazionale di solidarietà con il popolo basco, la rete nazionale Euskal Herriaren Lagunak (amici e amiche del Paese Basco) insieme alla Comunità Curda della Lombardia, alla Comunità Palestinese di Milano e all’Associazione Nuova Colombia hanno organizzato questo corteo di solidarietà internazionalista con quei popoli in lotta ai 4 angoli del pianeta per un cambio di sistema. Il corteo si e' mosso da piazza Cordusio "per la liberta', l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli" transitando in via Broletto sotto lo slogan "tanti popoli un'unica lotta". Aprono la manifestazione gli striscioni a sostegno dei popoli basco e curdo, seguiti da bandiere palestinesi e dei Paesi latinoamericani e a chiudere il corteo quelle di Pdci e Sinistra critica Presente anche una rappresentanza sarda con una decina di bandiere coi quattro Mori. Il corteo era aperto da gigantografie fotografiche di prigionieri politici baschi: un gesto che in quelle terre può costare oggi l'incarcerazione immediata. Un atto simbolico per denunciare la chiusura di ogni spazio di agibilità politica democratica per la sinistra indipendentista. Una denuncia di svelamento della facciata "progressista" di cui si ammanta, fin dal suo insediamento, il "socialista" Zapatero. Nella "democratica" Unione Europea succedono anche queste cose.

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[Milano 19/2/2010] Carovana della CUB tra le fabbriche in crisi di Milano e provincia

Servizio di Silvia Tagliabue, da CubVideo

La CUB ha organizzato una giornata di mobilitazione per collegare i lavoratori delle diverse fabbriche in lotta di milano e provincia. Una carovana che è partita dalla INNSE perché con la sua lotta vittoriosa ha mostrato che è necessario organizzarsi e resistere per non fare chiudere le fabbriche. Il capitale si ristruttura e i padroni approfittano della crisi per fare più profitti. Le storie dei lavoratori in presidio, della Mangiarotti, Marcegallia, Lares, Metalli Preziosi, Alfra Romeo, Eutelia, Novaceta e Maflow ci dicono che la speculazione immobiliare ha la meglio sulla produzione e che il governo e i commissari che spesso gestiscono queste crisi aziendali sono del tutto inadeguati al ruolo.
Servizio di Silvia Tagliabue.

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venerdì 19 febbraio 2010

[Crotone 18/2/2010] Vertenza Ex Sasol, operai esasperati occupano il tetto dell'azienda

Da CN24

Vertenza Ex Sasol, operai esasperati occupano il tetto dell'azienda
Crotone, intanto continua la protesta dei dipendenti di Villa Giose

Stipendi arretrati e non pagati e la ricerca di certezze, su un possibile rilancio dell'attività produttiva, sono le cause per cui gli operai della ditta Sasol di Crotone protestano da ieri. La manifestazione è iniziata nella tarda serata di ieri davanti ai cancelli dello stabilimento, sulla statale 106, ed è poi continuata per tutta la notte, quando alcuni di loro hanno occupato il tetto della fabbrica. La scorsa estate la ditta è stata ceduta alla società 'Kroton Gres 2000 srl' di proprietà dell'imprenditore emiliano Roberto Spaggiari, lo stesso proprietario della società 'Gres 2000', di recente dichiarata fallita dal Tribunale di Crotone. Da qui, i primi sintomi della crisi. Gli operai, infatti, hanno assistito allo svuotamento dei magazzini dalle materie prime e, terminate le scorte si sono ritrovati in fabbrica senza lavorare. Domenico Basile, segretario provinciale della Filctem-Cgil, ha spiegato :"Il mercato c'è, le richieste pure, molte aziende aspettano il prodotto. Perché la materia prima non c'è? Abbiamo rivolto un appello al titolare dell'azienda Roberto Spaggiari, lo aspettiamo, speriamo che risponda". Occupata da circa 70 dipendenti, che protestano da ieri mattina, la clinica Villa Giose. Anche in questo caso, si lamentano i mancati stipendi e un possibile rilancio della casa di cura, dove ormai non si effettuano più servizi sanitari da diverso tempo, a causa di una crisi finanziaria.

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giovedì 18 febbraio 2010

[Val Susa 17/2/2010] Violenza di Stato e Resistenza popolare

Da Infoaut

NoTav: la polizia carica selvaggiamente: un ferito grave. Bloccate a singhiozzo autostrada, statale e ferrovia

Non ci sono parole per descrivere quello che è successo questa sera in Val di Susa. Poliziotti che caricano come animali, inseguendo le persone fin dentro i boschi. Molti feriti: tra questi una signora anziana con la testa aperta, ragazzi e ragazze. Ferito gravemente una ragazzo che è stato trasportato alle Molinette. E' un redattore di Radio Blackout.
Dall'altra un movimento compatto nel prendere le proprie decisioni e portarle avanti. Un corteo partito per raggiungere la trivella, con la conoscenza del proprio territorio, che aggira i blocchi della Polizia e gli spunta alle spalle; che sa bloccare per ore le vie di comunicazione...

A sarà dura!

Per domani mattina, giovedì 18 febbraio - nato un po' spontaneamente in rete - un presidio alle h 11 di fronte alla sede Rai di via Verdi, contro l'infame gestione informativa delle vicende odierne.

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martedì 16 febbraio 2010

[Roma 15/2/2010] Manifestazione lavoratori Ittierre davanti al Ministero per lo sviluppo economico


Oltre 300 lavoratori e lavoratrici della Ittierre di Pettoranello (IS) in manifestazione a Roma di fronte al Ministero dello sviluppo economico.

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[Boscoreale (Na) 14/2/2010] la ministra Carfagna contestata dalla popolazione in lotta contro l'apertura della discarica


Da Contropiano.org
Boscoreale (Napoli): la ministra Carfagna contestata dalla popolazione in lotta contro l'apertura della discarica

I comitati civici dell'area vesuviana ed i movimenti di difesa del territorio si sono dati appuntamento presso la sede del Comune di Boscoreale in occasione del carnevale ed in concomitanza della campagna elettorale del Pdl. Presente alla kermesse l'onorevole ministro Mara Carfagna, assente non giustificato l'onorevole Nicola Cosentino. La popolazione, circa 700 persone, presente per informare la cittadinanza e contestare contro l?apertura della seconda discarica (Cava Vitiello) prevista dal piano affaristico criminale deliberato dal Consiglio dei Ministri. Alla richiesta di un incontro con il Ministro, le popolazioni come unica risposta hanno subito la violenza
e la durezza della repressione poliziesca. Gli agenti delle forze dell'ordine si sono accaniti contro donne e bambini indifesi scesi in piazza per difendere il loro territorio dall'avvelenamento cominciato trent'anni fa e sancito dal DL 90/2008.
Oggi, come da 15 anni a questa parte, il potere governativo rifiuta il dialogo con le popolazioni che chiedono di partecipare ed autogestire le scelte chiave a tutela della propria salute. Il fallimento di centro sinistra e centro destra in tema di rifiuti nasconde un progetto politico tutto interno al business di rifiuti-connection.
Durante la manifestazione, mentre un gruppo di contatto dialogava con la dirigente della questura per incontrare il Ministro, i reparti della celere sono giunti in numero sproporzionato già in assetto antisommossa ed hanno provocato, con spintoni e manganellate, la reazione pacifica dei presenti. Ancora una volta il piano di repressione messo in campo dal Governo, fiancheggiato dalle istituzioni locali, si è scagliato contro le comunità alle quali ormai è palese l'intreccio, altamente tossico, d'affari fra la politica e la camorra sulla questione discarica ed inceneritori. Non saranno, né oggi né mai, queste azioni ad arrestare le popolazioni in lotta contro questo disastro ambientale.

INVITIAMO LE REALTA' DI BASE, LE COMUNITA' E LA POPOLAZIONE TUTTA A PARTECIPARE IN MASSA A TUTTI I MOMENTI DI LOTTA IN DIFESA DEL TERRITORIO E DEL DIRITTO ALLA SALUTE

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domenica 14 febbraio 2010

[Cerro al lambro 12/2/2010] Cariche della polizia contro il picchetto dei lavoratori GLS

Da slaicobas Cremona

Venerdì 12/2/2010 ore 20.00 i lavoratori della cooperativa Papavero alla GLS di Cerro Al Lambro continuano la loro lotta nonostante le violente cariche della polizia.
Origgio e Brembo, ancora lotta di classe, ancora repressione sbirresca. Gli operai sono in gran parte immigrati, pagati 970 per circa 280 ore al mese. Mobilitazioni come queste vanno nel senso dell'emancipazione collettiva più di qualsiasi ricetta umanitaria, progetto assistenzialistico o chiacchiere sull'integrazione...
Alla fine gli operai, italiani ed immigrati, scandiscono: "il proletariato non ha nazione, internazionalismo, rivoluzione". quanto sono vere queste parole anche oggi! quanto sono vere fuori alla fabbrica alle 4 del mattino!

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[Bologna 13/2/2010] Contro l'Emergenza Abitativa: occupazioni a Bologna


Bologna Occupati 20 alloggi dagli sfrattati
Oggi 13 febbraio sono stati requisiti 18 appartamenti da famiglie in emergenza abitativa. Questi appartamenti di proprietà del Comune situati in via del Vivaio, località Pioppe a Bologna sono vuoti da anni.



Sono mesi che si avvicendano articoli di giornale, dichiarazioni di politici e servizi in tv sull’emergenza abitativa nel nostro territorio, ma oltre a fiumi di chiacchiere e inchiostro non sono state avanzate soluzioni adeguate alla fase di crisi economica.
Il movimento di lotta per la casa è intervenuto negli ultimi mesi con vari strumenti dai picchetti anti-sfratto a proposte concrete: dalla requisizione delle case sfitte alla messa a disposizione di proprietà comunali inutilizzate, come quella su cui oggi questa iniziativa porta l’attenzione. Le misure messe in campo fino ad oggi si sono rivelate assolutamente insufficienti e i numeri sul problema casa stanno assumendo proporzioni mai viste. L’esistenza di luoghi come via del Vivaio dimostra che l’ostacolo alla realizzazione di soluzioni non è dettata dalle sbandierate ristrettezze economiche ma da una inquietante volontà politica. La disponibilità di questi alloggi, ristrutturati e addirittura arredati, potrebbe essere immediata e a costo zero per l’amministrazione! Invece la politica si permette di tenere sfitte strutture come questa a fronte di migliaia di persone che hanno già perso o stanno per perdere la casa. La bipartisan irresponsabilità della politica è alla ribalta della cronaca in questi ultimi mesi, ma chi sta pagando la crisi con la perdita del lavoro, della casa e dei diritti non può sottostare ai tempi del balletto mediatico e degli interessi di “parrocchia”. La riappropriazione di reddito, anche indiretto come la casa, è la sola possibilità che hanno i ceti popolari di uscire da questa crisi. Invitiamo la cittadinanza e le forze politiche, sociali e sindacali all’assemblea su: emergenza casa: problema di ordine pubblico o di intervento pubblico? che si terrà alle ore 18.00 in via del Vivaio presso la casa “Gianna Beretta”.
Associazione Inquilini e Assegnatari (AS.I.A.-RdB)
Bologna Prende Casa
AS.I.A.-RdB tell: 051/389524 cell: 3409892393 via Monterumici 36/10 Bologna
e-mail: info@bologna.asia.rdbcub.it siti:
www.asia.rdbcub.it
http://bolognaprendecasa.noblogs.org/

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giovedì 11 febbraio 2010

[Roma 10/2/10]Pesanti cariche contro i manifestanti che chiedevano casa e lavoro. Feriti e fermi


Da Contropiano
Roma . Pesanti cariche contro i manifestanti che chiedevano casa e lavoro. Feriti e fermi
Di nuovo, nella Capitale, una protesta repressa a suon di manganellate e botte. Oggi pomeriggio, intorno alle 18, alcune centinaia di manifestanti che stavano protestando in occasione di un vertice tra governo, enti locali e parti sociali in corso all’interno della Prefettura di Roma in Piazza Santi Apostoli, sono stati presi di mira dai poliziotti in assetto antisommossa che non hanno gradito l’avvicinamento al loro consistente e fitto cordone di alcuni attivisti. Senza che vi fosse nessuna giustificazione – nessun lancio di oggetti o atteggiamento violento – i celerini si sono scatenati contro alcune centinaia di manifestanti picchiati anche quando la manifestazione si è dispersa nelle viuzze adiacenti alla Piazza nel centro di Roma. Le cariche, riferisce Paolo Divetta dei Blocchi Precari Metropolitani, sono scattate quando i manifestanti hanno tentato di avanzare fino al centro della strada che separa piazza Santi Apostoli da palazzo Valentini, sede della Prefettura. "La cosa grave - racconta Divetta - è che ci hanno inseguito fino al fondo della piazza e tra noi c'erano anche anziani e mamme con il passeggino". Secondo diverse testimonianze i poliziotti hanno inseguito i manifestanti anche dentro i bar e ristoranti della zona.

Alcuni testimoni hanno raccontato, ai microfoni di Radio Città Aperta, di alcuni manifestanti picchiati a terra dagli agenti dopo che erano caduti a causa dei sanpietrini resi scivolosi dalla pioggia. Dopo la prima violenta carica la maggior parte dei manifestanti sono tornati in Piazza Santi Apostoli cercando di mantenere il presidio, ma sono stati di nuovo spintonati dai Celerini che hanno anche operato il fermo di un certo numero di attivisti. Si segnalano numerosi feriti e contusi, alcuni dei quali si sono rivolti ai Pronto Soccorso per essere medicati. Sul posto sono giunte quattro ambulanze.

La manifestazione era cominciata alle 15 e nonostante una fitta pioggia diverse centinaia di lavoratori, senza casa, precari e studenti hanno protestato in occasione del vertice istituzionale convocato sul tema della crisi occupazionale. Al presidio, convocato sotto lo slogan ‘Roma si ribella alla crisi’, hanno partecipano gli attivisti dei movimenti per la casa, dei sindacati di base, alcune decine di immigrati che lavoravano a Rosarno e che in questi giorni si sono accampati all'ex Snia, lavoratori di aziende in crisi come l'Eutelia e l'Italtel, i ricercatori dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). "Siamo qui per chiedere - spiega sempre Paolo Divetta - tre cose: un nuovo piano casa, come risposta indiretta alla crisi del reddito, un aumento dei fondi della legge regionale sul reddito minimo e una maggiore politica di accoglienza per gli immigrati. Abbiamo chiesto al prefetto di essere ricevuti al termine dell'incontro, stiamo aspettando una risposta".

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mercoledì 10 febbraio 2010

[Val Susa 9/2/10]Nuova trivella a Susa: bloccata l'autostrada, la polizia carica, i No Tav resistono!

Da Infoaut Video

Da Infoaut

Nuova trivella a Susa: bloccata l'autostrada, la polizia carica, i No Tav resistono!
Sembra essersi rotta la tregua non dichiarata per quanto concerne la stagione dei sondaggi... una tregua soprattutto indotta dalla forza e dalla determinazione espressa dal movimento No Tav, nodale il passo del 23/24 gennaio: 40mila No ai sondaggi e al Tav con la marica di Susa vs nemmeno un migliaio di politicanti e impresari al Lingotto...

Questa sera alle 17 si è tenuta un'assemblea al presidio No Tav all'autoporto di Susa per decidere la risposta da mettere in campo dinnanzi al posizionamento di una nuova trivella, nella notte, a Susa... L'assemblea si è espressa convintamente per contestare la trivellazione, per rimettersi in marcia per ribadire che il movimento No Tav non starà in silenzio dinnanzi al bluff dei sondaggi, farà arrivare la sua protesta in ogni sito!

Dal presidio No Tav 400 persone si sono messe in marcia per bloccare l'autostrada, munite di fiaccole e di bastoni da sbattere contro i guardrail...
Diversamente da altre occasioni l'atteggiamento delle forze dell'ordine, quasi a voler lanciare un segnale intimidatorio, nelle prime battute è stato duro: dinnanzi al procedere dei No Tav diverse camionette si sono schierate lungo l'autostrada per fermare la marcia, i carabinieri in assetto antisommossa si sono schierati ed hanno caricato i No Tav.

Solo dopo le cariche la polizia si mette da parte.. interessata soprattutto a trincerare e difendere la trivella. I No Tav ripartono in corteo e bloccano l'autostrada per 1 ora e 1/2, per dare immediatamente una risposta alla nuova trivella.
Non avranno vita facile in Valle!

Ma se l'obiettivo di parte opposta era quello di intimorire i No Tav, facendoli arretrare e rinunciare alla marcia hanno fatto ancora i conti senza l'oste! I No Tav hanno risposto, hanno resistito alla carica, riposizionandosi lungo l'autostrada e costringendo ad arretrare le forze dell'ordine!

La marcia contro la trivella ha quindi proseguito, spostandosi (quindi bloccando anch'essa) la statale 24, dirigendosi nuovamente verso il presidio di Susa. Il movimento si è fatto trovare nuovamente presente, pronto a ribattere nell'immediato alla provocazione della trivella... No Tav No Sondaggi!



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Nuova trivella a Susa, assemblea No Tav alle 17

Questa notte, intorno alle 2 è stata piazzata una nuova trivella in frazione San Giuliano di Susa. La trivella, ben visibile dalla statale 25, è piazzata presso lo svincolo autostradale di San Giuliano, di fronte ad una pizzeria e ad un negozio di vestiti per bambini, in un terrapieno appena alle spalle del parcheggio fatto per le Olimpiadi. Ovviamente sono ingenti le forze dell'ordine che hanno accompagnato il posizionamento della trivella e che ora presidiano il cantiere.

Il movimento No Tav, senza farsi prendere da inutili quanto infruttuose paranoie, ben consapevole della sua forza e del suo radicamento in Valle, come ha dimostrato a tuut* la grande manifestazione del 23 gennaio, ha già dato le prime risposte all’ennesimo sondaggio-truffa. In molti si sono recati al presidio di Susa non appena saputa la notizia, ed un primo momento di confronto c’è già stato alle ore 8, dove, tra le altre cose, si è deciso di recarsi al mercato di Susa per informare i cittadini dell’accaduto e per rilanciare l’appuntamento delle ore 17, quando un’assemblea popolare, sempre al presidio dell’Autoporto, deciderà le modalità e le iniziative con cui muoversi.

L’invito è dunque quello di partecipare il più numeros* possibili all'assemblea e di spargere la voce!

ORE 17 AUTOPORTO DI SUSA ASSEMBLEA POPOLARE!
NO TAV NO SONDAGGI!




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Qui di seguito il volantino che i presidianti dell'Autoporto hanno scritto e stanno ora distribuendo:


LA TRIVELLA VIEN DI NOTTE

Ad un mese dalla nascita del presidio NO TAV dell'autoporto di Susa, questa notte intorno alle due, un'altra trivella (proveniente da un'azienda di Milano) è stata posizionata nell'area autostradale, con l'impianto di un cantiere vetrina effettuato su una massicciata di riporto.

Il 9 gennaio 2010 si insediava il presidio che, occupando un area destinata alle trivellazioni, ha di fatto impedito l'ingresso dei tecnici diventando così un nuovo punto di riferimento per il movimento che da anni si batte contro lo spreco economico e la distruzione della valle di Susa. Questo luogo è diventato punto di partenza per diverse iniziative di protesta e per la manifestazione NO TAV che il 23 gennaio ha visto in piazza 40mila persone.

La campagna di sondaggi truffa promossa dall'Osservatorio per la Torino-Lione consiste nella posa di trivelle protette da un ingente schieramento di polizia.

I lavori di carotaggio, con durata prevista di alcune settimane, si risolvono in poche ore dimostrandone apertamente l'inganno.

Anche questa volta i signori del TAV non avranno vita facile: il movimento NO TAV fatto di persone di vario genere, unite dalla volontà di difendere la propria terra dagli interessi degli speculatori, resiste senza temere la polizia e il freddo invernale. Il movimento NO TAV, continuamente discriminato e criminalizzato dai mass-media e da personaggi della politica a tutti i livelli, dà fastidio perché ha tante e buone ragioni. La controparte ripete solamente slogan propagandistici perché sa di non avere argomenti migliori.

In questo clima, creato ad arte, si è inserita negli ultimi giorni una brutta sequenza incendiaria portata avanti da mani ignote che ha bruciato completamente i presidi NO TAV di Borgone e Bruzolo, costruiti nell'estate 2005.

Il TAV e le altre grandi opere sono progettate e costruite con l'unico scopo di mangiare denaro pubblico che finisce nelle mani di mafiosi, partiti, costruttori e banchieri, i veri responsabili della crisi economica attuale.

Rafforziamo l'invito a tutti a partecipare e sostenere la lotta NO TAV recandosi al presidio dell'autoporto e in particolare ALLE ORE 17.00 DI OGGI MARTEDI 9 FEBBRAIO PER DECIDERE INSIEME LE INIZIATIVE DA INTRAPRENDERE.

I PRESIDIANTI NO TAV DI SUSA AUTOPORTO



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martedì 9 febbraio 2010

[Roma 9/2/10] Manifestazione dei lavoratori del gruppo Merloni in difesa dei posti di lavoro

da c6.tv

Roma. Manifestazione a Roma degli operai del settore degli elettrodomestici(lavatrici,frigoriferi) del gruppo Merloni, per chiudere lintesa con il ministero sullaccordo di programma. I tentativi di accreditarsi le varie ipotesi ai fini della campagna elettorale sono assolutamente fuori luogo, serve, invece, limpegno di tutti per ottenere un risultato per i lavoratori coinvolti(qualche migliaio)Presenti lavoratori e sindacati tra cui Raffaele Bonanni.

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venerdì 5 febbraio 2010

[Cagliari 5/2/10] Sciopero Generale in Sardegna, 30.000 in piazza


Da contropiano.org


Cagliari . 30.000 in piazza per lo sciopero generale in Sardegna. Operai dell'Alcoa applauditi dalle finestre

Sono almeno 30 mila per gli organizzatori (20 mila per la Questura) i partecipanti alla manifestazione unitaria a Cagliari per lo sciopero generale teso a denunciare la crisi devastante del tessuto economico e produttivo della Sardegna. In testa al corteo, ci sono le fasce tricolori dei sindaci e quelle azzurre dei presidenti delle Province, uno striscione con lo slogan "lavoro, sviluppo, autogoverno: dalla crisi alle opportunità". Nelle prime file i lavoratori dell'Alcoa, applauditi da il resto del corteo e dalle molte persone affacciate alle finestre. All' Alcoa di Portovesme, anche ieri la tensione era alle stelle e i dirigenti aziendali sono stati allontanati dai lavoratori appena rientrati da Roma. Presenti anche le altre aziende in stato di crisi di tutte le aree industriali dell'isola. I lavoratori delle maggiori aree di crisi sono quelli Portovesme (Sulcis-Iglesiente), Ottana (Centro Sardegna) e Porto Torres (Sassari). Non è solo però il comparto industriale, con chimica e servizi, a essere in crisi. E' lunga infatti la lista delle aziende in crisi - i sindacati ne contano almeno 600 con circa 12 mila addetti che usufruiscono degli ammortizzatori sociali - ci sono tutti i distretti industriali, dalla metallurgia alla chimica di Ottana, per le quali vi sarebbe qualche spiraglio, a quella di Porto Torres, con gli operai ancora in cima alla Torre aragonese in attesa di risposte. Non mancano anche le vertenze degli altri territori e di altre attività produttive: il settore manifatturiero, quello lapideo, l'agroalimentare e l'edilizia. In piazza anche i problemi del pubblico impiego, in primis la scuola, e dei precari di oggi e di domani.Il corteo, dopo aver attraversato il centro cittadino, si è concluso in piazza Yenne, con gli interventi dei leader sindacali.

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[Portovesme 4/2/10] Operai Alcoa cacciano dirigenti dalla fabbrica


Oltre 500 operai dell'Alcoa di ritorno dalla manifestazione a Roma davanti a palazzo Chigi hanno deciso di cacciare dalla fabbrica i dirigenti dell'Alcoa per l'atteggiamento negativo tenuto da questi nell'incontro con il governo. Momenti di tensione si sono avuti quando un dirigente Alcoa in auto ha urtato alcuni lavoratori.

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[Roma 3/2/10] Alcoa: la lunga attesa dell'incontro a Palazzo Chigi

Servizi di Silvia Tagliabue da CubVideo


Dopo più di due mesi di lotta gli operai dell'Alcoa sbarcano nuovamente a Roma, questa volta per seguire quello che viene definito l'incontro decisivo tra governo, sindacati e proprietà. Si tratta infatti di impedire alla multinazionale americana dell'alluminio di mettere in atto l'annunciata fermata tecnica degli impianti per sei mesi a partire dal 6 febbraio e di evitare l'apertura della procedura di cassa integrazione per tutti i lavoratori.
L'Alcoa sta infatti costruendo dei nuovi impianti in Arabia Saudita e in Sud Africa e lo scorso novembre ha annunciato di voler chiudere i due stabilimenti italiani, quello sardo di Portovesme e quello veneto di Fusina, dopo aver ricevuto dall'Unione Europea una sanzione di 270 milioni di euro per aver goduto di una decennale tariffa scontata dei costi dellenergia. Senza queste agevolazioni la multinazionale ha dichiarato di perdere 8 milioni di euro al mese. Da qui la decisione di andarsene, lasciando a casa 2000 lavoratori.
La verità è che, ancor prima della multa sulle agevolazioni energetiche, l'Alcoa aveva iniziato a disinvestire dagli impianti italiani. Un anno e mezzo fa alla guida dello stabilimento di Portovesme è arrivato Marco Guerrini, che con la sua politica di tagli è stato soprannominato direttore meno 30%.
Il governo ha capito che la situazione in Sardegna sta diventando esplosiva e ha votato un decreto legge che abbasserebbe il costo dell'energia a 30 euro il kilowatora, come richiesto da Alcoa, per le aziende che risiedono in aree geograficamente depresse come la Sardegna e la Sicilia. L'incontro ha lo scopo di indurre Alcoa ad accettare l'offerta e a fare retromarcia dal proposito di fermare gli impianti.
Alle 20.30 è iniziato l'incontro a Palazzo Chigi e il presidio davanti a Montecitorio non smette di farsi sentire.
Intervengono anche le Brigate di solidarietà e i lavoratori dellEutelia a distribuire cibo e coperte.
A mezzanotte non si hanno ancora notizie sulla trattativa e aumenta la tensione tra gli operai che tentano di superare il cordone di polizia.
Sono le tre di notte quando escono i delegati sindacali per riferire dellesito dellincontro: l'Alcoa non ha voluto prendere nessun impegno perché non si fida del decreto legge sullabbattimento dei costi energetici varato dal governo italiano. Vuole essere sicura che venga approvato dall'Unione Europea, che però non si sa con certezza quando si esprimerà in proposito. Il governo allora ha convocato un altro tavolo per l'8 febbraio e ha intimato all'Alcoa di non fermare gli impianti, pena la requisizione degli stabilimenti.
Quando si è trattato di decidere che fare l'esasperazione degli operai si è fatta sentire. La CUB ha sostenuto lipotesi di rientrare subito in possesso degli stabilimenti perché è là il punto di forza di questa lotta.

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mercoledì 3 febbraio 2010

[Isernia 2/2/2010] Oltre mille in corteo per salvare la Ittierre


Oltre 1000 partecipanti al corteo dei lavoratori della Ittierre in difesa del posto di lavoro. La Ittierre che vede il suo principale stabilimento a Pettoranello, in provincia di Isernia, con i suoi oltre 700 dipendenti costituisce una delle principali fabbriche del Molise. La ITR da circa un anno è in amministrazione straordinaria, e recentemente i commissari hanno annunciato centinaia di licenziamenti (si parla di 500).
Il 2 febbraio i lavoratori della ITR hanno scioperato ed organizzato un corteo ad Isernia per difendere i posti di lavoro minacciati dal piano di ristrutturazione. Alla manifestazione, ai lavoratori dell'ITR si sono aggiunti lavoratori di altre realtà in lotta (come la Geomeccanica) e cittadini solidali. Nel video le immagini del corteo e la breve intervista ad una RSU della ITR ed al coordinatore regionale del PCL.

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martedì 2 febbraio 2010

[Roma 1/2/10] Continua la lotta dei lavoratori del Consorzio Ri.Rei da mesi senza senza stipendio e a rischio licenziamento

Da C6Tv

Roma. Regione Lazio. I lavoratori del consorzio Ri.Rei, che da tre anni gestisce, senza aver vinto alcun bando di gara, diversi centri di recupero in provincia di Roma, hanno presidiato la sede centrale della Regione Lazio per dire no al licenziamento, reclamare il pagamento degli stipendi degli ultimi tre mesi e salvaguardare i centri di assistenza disabili.Il braccio di ferro tra il Consorzio e la Regione sta di fatto aggravando ulteriormente la situazione: lennesimo mancato pagamento degli stipendi e le procedure per la messa in mobilità di oltre 200 dipendenti, e lincertezza riguardo alla continuità del diritto allassistenza per i disabili e le loro famiglie.

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[Magenta] Novaceta: la lotta degli operai per far ripartire la fabbrica

Servizio di Silvia Tagliabue da CubVideo

La Novaceta di Magenta è una fabbrica chimica leader mondiale nella produzione di filo di acetato, usato nell'industria tessile. Dal 2003, quando la proprietà è passata dallo SNIA alla famiglia Scimatti, è iniziato il declino, con un taglio drastico dell'occupazione, passata da 500 operai a meno dei 200 attuali. La crisi non è motivata da ragioni economiche, ma è il frutto di una volontà padronale di chiudere l'attività per fare speculazione edilizia sul terreno. La Novaceta occupa infatti una vasta area di 220mila metri quadrati alle spalle della stazione di Magenta.
Si arriva così al 30 giugno 2008, quando l'azienda di fatto chiude lattività mettendo tutti i 200 lavoratori in cassa integrazione. Non viene dichiarata la crisi, che potrebbe preludere al fallimento e al possibile salvataggio da parte di un nuovo industriale, e gli operai si trovano soli di fronte all'arroganza padronale che neppure rende noto un piano industriale. I sindacati confederali assecondano la proprietà e non sono neppure in grado di indire un'assemblea dei lavoratori o pensare ad alcuna azione sindacale.
I lavoratori si organizzano, fondano il Comitato Magentino Dignità e Lavoro (www.dignitaelavoro.blogspot.com), si rivolgono alla Allca-CUB e iniziano la lotta. Dapprima un presidio, poi, esasperati dal silenzio delle istituzioni, occupano la fabbrica e prendono anche il tetto, decisi a non mollare finchè la Provincia non costringerà a un tavolo di trattativa la proprietà immobiliare (Marcobi) e quella industriale (Fantoni) per arrivare alla ripresa immediata dellattività produttiva con la partecipazione alle decisioni degli operai costituitisi in cooperativa.
L'incontro del 28 gennaio in Provincia di Milano non ha portato ancora a iniziative concrete. Sono emerse nuove manovre poco chiare tra la proprietà immobiliare che ha dichiarato di voler cedere il terreno alla proprietà industriale, responsabile della situazione di chiusura attuale. E' anche stata ventilata la presenza di vari imprenditori interessati a rilevare la Novaceta, ma per ora tutto rimane piuttosto vago. La notizia positiva è la proposta di cessione della centrale termoelettrica per una cifra accessibile, cosa che permetterebbe l'immediata ripresa produttiva. La CUB ha ribadito la necessità di procedere al più presto all'apertura di tavoli tecnici per fissare le tappe della riapertura della Novaceta.

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lunedì 1 febbraio 2010

[31/1/10 Bruzolo] Ennesimo grave atto intimidatorio contro la lotta della Val Susa: incendiato presidio No Tav

Da Infoaut
Le idee non bruciano


Il volantino dei/lle presidianti di Susa-Autoporto sull'incendio del presidio di Bruzolo che lancia l'assemblea di questa sera:
LE IDEE NON BRUCIANO
FUORI LE MAFIE DALLA VALSUSA



Informiamo la popolazione valsusina dell’ennesimo grave atto intimidatorio avvenuto contro il movimento NO TAV e la valle intera.

Ieri sera (domenica 31) attorno alle 22.00 ignoti hanno appiccato il fuoco all’interno del presidio di Bruzolo già danneggiato da un attacco incendiario due settimane fa e da allora sotto sequestro.

La struttura ora appare totalmente incenerita.

Ecco l’elenco di questa brutta sequenza incendiaria che sta colpendo i presidi NO TAV in queste ultime settimane:

* Bruzolo 16 gennaio ore 19.00 un incendio distrugge parzialmente il presidio



* Borgone 24 gennaio alle 3.00 di notte un incendio rade al suolo il presidio



* Bruzolo 31 gennaio ore 1.30 ignoti posano una bombola del gas aperta sul ciglio della statale 25 nei pressi del presidio, appiccando il fuoco all’erba secca della riva stradale, subito dopo brucia la scarpata della ferrovia di fronte al presidio


* Bruzolo 31 gennaio ore 22.00 il fuoco distrugge completamente il presidio, poco prima vanno a fuoco alcune sterpaglie in due punti poco distanti dal presidio.


Non c’è dubbio sulla chiara matrice dolosa di questi atti.

Sollecitiamo tutte le persone a prendere seriamente in considerazione queste meschinità e a riflettere sulla pesante situazione creatasi nella valle ai danni del movimento NO TAV a causa dell’informazione manipolata, giochi di potere e conflitti di interessi.

Invitiamo tutti a controllare il territorio per difenderlo e tutelarlo da questi atti vili di stampo mafioso.
Questa sera alle 18.00 al presidio No Tav di Susa-Autoporto assemblea per informarsi e raccogliere idee sul da farsi per affrontare questa grave situazione

I presidianti NO TAV di Susa-Autoporto

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